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Poker online, non c’è alternativa al “punto eu”

Da Nadiagrace @COITNews

Poker online, non c’è alternativa al “punto eu”Dalle ultime notizie, e anche dai dati pubblicati dall’AAMS sulla raccolta dal 2006 al 2011 e dell’ultimo anno, l’avvento in futuro di un poker online europeo sembra sempre più reale.

Inizialmente Francia e Italia

Il processo è stato iniziato tra Francia e Italia e i primi contatti fra l’AAMS e L’Arjel, l’equivalente francese dei Monopoli di stato per quanto riguarda il gioco del poker online. L’idea di base sarebbe di creare una liquidità internazionale fra i due stati che permetterebbe ai giocatori dei due paesi di giocare sugli stessi tavoli verdi virtuali.

Anche la Spagna mostra interessa

Non passa molto dalle prime notizie riguardante un possibile poker online franco italiano, e anche la Spagna mostra interesse in un mercato comune per il poker virtuale apprestandosi a regolarizzare, finalmente, nel 2012, il gioco online sul proprio territorio.

E forse la Danimarca

Anche la Danimarca sembra interessata ad unirsi a questa nuova Poker Zone europea.

Alcuni dei mercati già in declino?

Dai dati che hanno pubblicato AAMS e Arjel, è chiaro che in ogni mercato alcune modalità di gioco stanno già raggiungendo la fase di maturità, se non di declino. In Italia, infatti, la crescita del cash game è offuscata dalla netta diminuzione del gioco in forma torneo, mentre in Francia la situazione è opposta.

Un’apertura del mercato grazie alla cooperazione fra i paesi prolungherebbe la fase di crescita in ogni settore.

Gli ostacoli alla liquidità internazionale

Se una soluzione tecnologica per creare piattaforme di gioco che servano i giocatori di vari paesi è a “portata di mouse”, creare una regolamentazione e standard normativi unici per tutti i paesi rappresenta il vero ostacolo ad un tale progetto.

A parte le normative che riguardano il gioco stesso, la politica di tassazione è l’ostacolo principale da superare viste le differenza fra stato e stato e dato che cambiare questo tipo di normativa richiede processi legislativi, spesso molto lunghi.

Nonostante gli ostacoli, non c’è alternativa

D’altro canto è ormai chiaro che un mercato sano, durevole e profittevole per tutte le parti non può essere limitato ai singoli paesi, anche se si tratta di stati della grandezza di Francia, Italia e Spagna, e amaggior ragione se si tratta di stati come la Danimarca.


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