Negli ultimi mesi abbiamo letto su siti e blog di poker news nazionali ed intenazionali dei problemi finanziari di numerose società operanti nel competitivo e sofferente settore del gambling online e che purtroppo vengono condivisi immediatamente con gli ignari depositari.
Non c’è Ente regalatore in materia di gioco che non consideri e dichiari priorità assoluta la tutela dei giocatori dal rischio sociale e finanziario della dipendenza del gioco d’azzardo e dalle frodi operate da siti di gioco sprovvisti di licenza e dunque non regolamentati.
Nonostante lo “sforzo legislativo” delle Autorità e l’imposizione dell’obbligo della separazione dei fondi dei players dagli assets societari, i depositi dei giocatori continuano ad essere esposti e vengono spesso utilizzati per finanziarie i costi operativi delle società o vengono addirittura stornati e trasferiti sui conti privati dei managers.
Full Tilt Poker, definito uno Schema Ponzi dai procuratori americani, e Everleaf sono solo due esempi di come gli Enti regolatori hanno fallito nella tutela finanziaria dei players, i quali sono ancora in attesa dei rimborsi del proprio bankroll o, nel miglior delle ipotesi, di una parte di esso.
Nel mese di dicembre 2011 l’allora CEO di PokerStars Gabi Campos annunciò un nuovo sistema di separazione dei fondi dei propri depositari per rispondere al bisongno di sicurezza nel settore del poker online.
Lo schema PokerStars Player Protection Plan prevede l’utilizzo di una società finanziaria indipendente la quale sarà responsabile della tutela e gestione dei fondi dei players.
Gabi Campos affermò che la sicurezza dei depositi e l’integrità del gioco del poker online sono fondamentali per il successo del settore. Abbiamo sviluppato uno strumento che soddisfa il bisogno di sicurezza nel gambling online ed è replicabile su scala europea nei diversi mercati regolamentati.
L’affidamento della gestione a terzi rende effettivo il concetto di segregated funds in quanto elimina il legale di proprietà esistente tra la società di gambling online e i fondi depositati.
Anche nel caso di un deposito bancario, il titolare del denaro giacente in un conto bancario non è la persona alla quale il conto è intestato, bensì la banca che offre il servizio, la quale risulta debitrice della somma nei confronti del depositario, ma allo stesso tempo ne può disporre e risulta addirittura tra gli assets della società.
Questo fa si che società con problemi finanziari possono mascherare la propria situazione finanziaria, continuare ad operare alle spese dei depositari, per poi un bel giorno andare in amministrazione controllata e scoprire che di depositi non ce n’è più l’ombra.
Ovviamente nel caso delle banche, la banca centrale controlla l’attività degli istituti finanziari (almeno si spera) e garantisce fino ad una certa somma i depositi dei cittadini qualora la banca dovesse fallire.
Nel poker online il controllo degli Enti regolatori si limita a prendere visione dei documenti contabili (a volte truccati) inviati dai licenziatari, inerzia che ha permesso il buco milionario di FTP nel caso della AGCC.
Quando i fondi dei players vengono gestiti da un istituto finanziario terzo, come nel caso del PokerStars Player Protection Plan, si rompe il legale di disponibilità degli stessi e dunque si concretizza il concetto di gestione separata.
Gli operatori del settore hanno tutto l’interesse a gestire l’enorme volume di denaro rappresentato dai depositi dei propri clienti e non disdegnano la possibilità di poter utilizzare il cash per fare investimenti paralleli, finanziare costi operativi aziendali, per i quali altrimenti dovrebbero molto probabilmente far ricorso a prestisti con relativi costi d’interesse, ed infine rifare il trucco a bilanci societari.
PokerStars ha visto un’opportunità per distinguersi dai suoi competitors e guadagnare, da una un bisogno del settore, un vantaggio competitivo e rafforzare la sua posizione di potere nel settore del poker online.
Immagino che PokerStars abbia interessi nella società che gestisce il PokerStars Player Protection Plan, un Hedge Fund capace di investire con alta profittabilità il cash a sua disposizione e di distribuire tra altri istituti finanziari il rischio (molto relativo) che tutti i players di PokerStars ritirino il proprio denaro contemporaneamente.
Campos concluse affermando che questa soluzione potrebbe essere adottata dalle Autorità regolatrici in materia di gambling online, prevedendolo nel contratto di licenza, cosa che renderebbe effettiva la tutela finanziaria dei players.
Cosa ne pensate? Credete che tale soluzione andrebbe a risolvere l’esigenza di reale tutela dei fondi dei players?