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Pokken Tournament - Recensione

Creato il 15 marzo 2016 da Lightman
Pokken Tournament - Recensione

Dario Bianchi Accanito videogiocatore dall'età di 6 anni, Dario adora le emozioni e le forti suggestioni trasmesse dal mezzo videoludico. Quando non impugna un pad si dedica alla lettura, alla birra e al rock, accompagnato dalla sua amata Fender Telecaster! Lo trovate su Facebook e Twitter.

Vent'anni e non sentirli. Sono infatti trascorsi ben cinque lunghi lustri dal debutto di uno dei successi più incredibili di sempre, ovvero quello dei Pokemon. L'apprezzamento dei milioni di fan sparsi per il mondo non accenna ad esaurirsi, continuando a sostenere una saga sulla quale, inizialmente, Nintendo non sembrò puntare con grande convinzione, per poi doversi repentinamente ricredere, sancendo così la nascita di uno dei brand più longevi e celebri di tutti i tempi. Una serie che, esclusi alcuni spin-off, ci ha da sempre abituati ai ritmi tipici del gioco di ruolo, con una collaudata formula di combattimento a turni che ha conosciuto un'evoluzione continua e costante a partire dal 1996, e che è ha trovato spazio anche in ambito home console grazie a capitoli quali Pokemon Stadium e Colosseum. Tuttavia è impossibile negare quanto gli incredibili poteri delle creature nate dalla fervida immaginazione di Satoshi Tajiri abbiano da sempre suggestionato la community, desiderosa di poter vivere in prima persona le gesta dei propri combattenti preferiti, non impartendo loro ordini ma vestendone integralmente i panni. Un sogno di scazzottate e tecniche elementali che oggi diviene finalmente realtà per i possessori di Wii U, grazie a Pokken Tournament, picchiaduro "duro e puro" sviluppato in collaborazione con Bandai Namco, che da parte sua ha messo a disposizione del progetto tutta l'esperienza e le capacità del team autore di un'altra saga storica, quella di Tekken. L'impegno di ambo le parti avrà dato i suoi frutti? Oppure il sogno di milioni di appassionati si sarà tramutato in uno sgradevole incubo?

Questione di fasi

Pokken Tournament colpisce innanzitutto per l'indiscutibile cura e discrezione con cui il materiale di riferimento è stato trattato: la squadra capitanata da Katsuhiro Harada non solo si è duramente impegnata nel creare un titolo profondo e a suo modo tecnico, ma ha compiuto grandi sforzi nel contestualizzare un prodotto che, di fatto, si distacca non poco dai canoni della serie principale, riuscendo a creare con quest'ultima un forte senso di continuità. Nei panni di un Pokemon Trainer il cui aspetto potrà essere personalizzato con discreta libertà, ci ritroveremo nella regione di Ferrum, impegnati a scalare le gerarchie della Lega locale, potenziando il nostro Pokemon preferito e sventando nel contempo la minaccia del misterioso Dark Mewtwo, che assale senza motivo tutti gli allenatori locali. Questo semplice background narrativo sostiene l'intera offerta single player di Pokken Tournament, costituita per l'appunto dalla "Lega Ferrum", vero e proprio Story mode del tutto inedito per la versione arcade del titolo, originariamente destinata alle sale giochi giapponesi. Una volta selezionato il fedele mostriciattolo tra i quattordici inizialmente disponibili, dovremo fronteggiare i tanti avversari che compongono la lega, affrontando gruppi di cinque battaglie per volta. A seconda delle vittorie e delle sconfitte accumulate, scaleremo in maniera più o meno decisa la classifica di ciascuna delle cinque leghe disponibili, con l'obiettivo di agguantare uno dei primi otto posti. A questo punto avremo l'opportunità di affrontare il Torneo di Lega, strutturato secondo il tipico schema che dai quarti di finale ci condurrà sino alla tanto agognata finale. Un ultimo passo poi ci separerà dalla promozione alla League successiva; dovremo superare l'Esame di qualificazione, uno scontro diretto con il temibile capo di lega. Le cinque manifestazioni totali proporranno un livello di difficoltà crescente, così come un numero di scontri destinato repentinamente a salire, a causa di classifiche sempre più affollate. Di tanto in tanto il misterioso Dark Mewtwo ci attaccherà, impegnandoci con alcuni degli scontri più difficili dell'intero gioco, superati i quali riusciremo pian piano a far luce sulle origini di questo distruttivo Pokemon creato dagli artisti Bandai Namco appositamente per Pokken Tournament. L'offerta della Lega Ferrum può quindi definirsi discretamente corposa, sostenuta da una storyline esile eppure funzionale nel contestualizzare un numero davvero elevato di scontri, che alla lunga però potrebbero venire un po' a noia a causa di una struttura sin troppo statica. Fortunatamente il ritmo di una progressione piuttosto ingessata viene vivacizzato dall'ottimo combat system, elemento del titolo che ci ha piacevolmente sorpresi, proponendo una sostanziale profondità che unisce la tradizione del genere ad elementi inediti. Le battaglie si caratterizzano per due distinte "fasi", che variano sensibilmente le opportunità di manovra del nostro Pokemon; si parte con una "fase panoramica" in cui possiamo muoverci liberamente negli spazi offerti dall'arena, un po' come accade per la serie di Naruto Shippuden. In questi momenti della battaglia abbiamo a disposizione attacchi fisici e sulla distanza, nonché un tasto adibito alle tecniche peculiari del combattente.

Pokken Tournament - Recensione

Dimenticate le mezzelune di Street Fighter o di Mortal Kombat, qui sostituite da un sistema di combinazioni tra i tasti d'attacco e le direzioni dell'analogico (o della croce direzionale): ciascuna combinazione determinerà una mossa diversa, per un ventaglio di soluzioni offensive ulteriormente arricchito da combo che variano anche in base alla pressione prolungata dei singoli tasti. Qualora riuscissimo a colpire l'avversario con un attacco particolarmente potente (o con una presa) la fase panoramica verrà alternata alla "fase duello", trasformando Pokken Tournament in un picchiaduro in 2.5 dimensioni, dotando ciascun Pokemon di un nuovo moveset e ricaricando parte degli HP perduti. Ad arricchire il peculiare combat system in cui le due fasi si alternano di continuo, troviamo i contrattacchi, capaci di assorbire parte dei colpi dell'avversario per poi rispondere con una sonora capocciata, e la Risonanza: caricata l'apposita barra sprigioneremo la megaevoluzione del guerriero, ottenendo un corposo boost per attacco, difesa e velocità. La pressione simultanea dei dorsali inoltre, libererà una Ultra, spettacolare quanto letale sequenza animata che, se portata a segno, può capovolgere le sorti dell'incontro in pochi istanti. Come se non bastasse, il team di sviluppo ha introdotto anche Pokemon di supporto, coppie di pocket monsters che potranno essere evocati in battaglia e che ci spalleggeranno con attacchi speciali o con alterazioni di status, indebolendo le difese avversarie, assorbendone parte della barra Ultra, o addirittura impedendone l'utilizzo per tutta la durata del round.

É chiaro quindi che l'esperienza maturata dal team di Harada abbia prodotto ottimi risultati, delineando il profilo di un combat system dinamico e variegato, in equilibrio tra tradizione e sperimentalismo. Un risultato lodevole, impreziosito inoltre da un ottimo bilanciamento del non proprio nutritissimo roster offerto: i sedici personaggi totali si distinguono per l'accurata caratterizzazione del parco mosse, offrendo stili di gioco profondamente diversi. Chandelure ad esempio spinge molto sugli attacchi a distanza, presentando una marcia in più nella fase panoramica nonché un'ottima copertura dello spazio aereo dovuta all'ampio raggio delle sue "braccia", Charizard e Machamp invece risultano temibili sulla corta distanza, con il primo impegnato a bersagliare l'avversario con colpi ad ampia gittata e spazzate che coprono grandi distanze, mentre il Pokemon di tipo roccia dispone di un sistema di combo che integra letali prese concatenabili. Sceptile e Garchomp, dal canto loro, si rivelano padroni del terreno di scontro, con il primo impegnato a disseminare trappole "floreali" un po' dappertutto, mentre il secondo disorienta il nemico con finte degne del miglior Cristiano Ronaldo, per poi colpire senza pietà. Pokken Tournament rappresenta così un ottimo esponente del picchiaduro, sviluppato con grande consapevolezza delle dinamiche tipiche del genere, e non a caso incluso tra i titoli selezionati per i tornei dell'EVO 2016.

Una regione un po' brulla

É chiaro dunque che Pokken Tournament non pecchi in fatto di sostanza: la struttura imbastita è quella di un picchiaduro tecnico al punto giusto, che non punta sul calcolo esasperato del singolo frame, preferendo offrire un sistema di cancel, combo e contromosse caratterizzato da finestre di risposta piuttosto generose. Nonostante ciò è impossibile pensare di affrontare i combattimenti più impegnativi senza conoscere a fondo l'avversario e le abilità del proprio Pokemon: di quest'ultimo potremo inoltre migliorare caratteristiche di Attacco, Difesa, Risonanza e Supporto accumulando esperienza dopo ciascun combattimento, in una timida progressione ruolistica che richiama ancora una volta alla mente la serie "main". Che si parli di trionfali vittorie o di cocenti sconfitte non importa, perché indipendentemente da tutto guadagneremo prezioso denaro ingame col quale dedicarci ai numerosi sbloccabili offerti dal titolo. Vi ricordate di come in apertura abbiamo parlato di un avatar personalizzabile?

Ecco, il menu "La mia città" permette di investire i sudati guadagni in tonnellate di elementi estetici coi quali presentarci online come eleganti allenatori o come eccentrici campioni del cattivo gusto. Dalle pettinature più audaci passiamo a numerosi modelli di occhiali, sciarpe, foulard e cappelli, per poi naufragare in una variegata offerta di vestiario che oscilla tra capi classici e strambi completi da Babbo Natale (senza contare il cospicuo numero di camicie in grado di giocarsela con quelle del buon Fossetti!). Tocco di classe della customizzazione viene offerto dalla possibilità di selezionare uno sfondo di grande effetto per l'allenatore, magari optando per una scenografia di tuoni e fulmini, così da trasmettere tutta la nostra aggressività, o preferendo una cascata di angeliche piume, quasi a volersi vantare di una maestria ultraterrena. Non manca inoltre un vasto numero di titoli da ostentare online, così come frasi e motti ad accompagnare il nostro profilo giocatore. L'impegno da parte del team di sviluppo è quindi indiscutibile, ma il peso di tali sbloccabili risulta piuttosto trascurabile a conti fatti, intervenendo semplicemente sullo stile adoperato nel presentarci online. Anche perché la restante offerta ludica di Pokken Tournament non risulta poi così ricca e variegata, limitata da un numero di modalità piuttosto esiguo e da un roster che presenta solo due personaggi sbloccabili. Conclusa la lunga scalata alla Lega Ferrum avrete bene o male ottenuto tutti gli stage e i pokemon di supporto disponibili, e non vi rimarrà altro da fare se non impegnarvi nell'Allenamento, negli Scontri singoli e nel multiplayer, sia in locale che online. Il comparto online del titolo, durante le nostre prove, si è comportato egregiamente: per quanto la struttura della modalità appaia piuttosto spartana, con assenza di lobby e con un sistema di inviti amico legato ad un oramai anacronistico "codice versus", il netcode è risultato ottimo, privo di alcun problema di latenza, per una risposta ai comandi sempre precisa e puntuale. Note positive anche sul fronte matchmaking: per quanto il numero di giocatori attivi fosse piuttosto basso, nelle ore serali il titolo ha impiegato pochissimi istanti ad associarci ad un avversario pronto al combattimento.

Pokken Tournament - Recensione

Al contempo, condividere l'esperienza di Pokken Tournament sul divano con un amico risulta funzionale ma parzialmente deludente, dal momento che uno dei due giocatori utilizzerà il Pad Pro o l'accoppiata Wiimote/Nunchuck affidandosi alla TV, mentre il "paddone" costringerà il secondo utente a sfruttare il piccolo display della periferica, offrendo una visione del campo di battaglia decisamente meno confortevole. Questa modalità si caratterizza inoltre per un dimezzamento del frame rate, di norma ancorato ai 60 FPS ed elemento di punta di un comparto tecnico convincente, seppur tra alti e bassi. La modellazione poligonale dei combattenti è ottima, così come il dettaglio dei singoli modelli, impreziositi da shader d'effetto e da un buon sistema d'illuminazione. Discorso diverso per le venti arene disponibili, location suggestive e a tratti anche spettacolari, accompagnate però da una complessità delle architetture presenti sullo sfondo piuttosto spartana, e da un insieme di elementi animati in background poco dettagliati, alle volte riprodotti come semplici sprite in bassa risoluzione. Qualche piccola imperfezione viene riscontrata anche nel bilanciamento dei pokemon di supporto: non tutte le coppie di aiutanti ci sono sembrate egualmente efficaci o utili in combattimento, e riteniamo che alcuni set verranno ignorati dai più in favore dei tecnicismi del duo Umbreon/Espeon o della forza bruta di Yveltal. In coda, si segnala la compatibilità con tutti gli amiibo presenti sul mercato: ogni giorno è possibile registrare un massimo di cinque statuette Nintendo per ottenere premi casuali che vanno dalle sempre utili monete sino ad elementi di customizzazione dell'allenatore completamente gratuiti.


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