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Sometimes seeing is believing. And sometimes the most real things in the world are the things we can't see.
Avevo visto anni fa questo film d'animazione di Zemeckis e capisco perché allora non mi avesse convinto appieno: frutto di un'animazione computerizzata che esteticamente non mi piace e che non finge di essere realistica, o di avvicinarsi al reale, mi sembra di gusto - più ancora che di ingegno tecnologico - superato anzitempo. Il lungometraggio vuol portare lo spettatore, con il piccolo protagonista, in un mondo dove niente è ovvio o riconoscibile, e infatti le strade non portano mai dritte al loro obiettivo, ma indugiano in curve misteriose nello spazio della fantasia. Però poi questo mondo sembra sottostare a un efficientismo da campo di lavoro per gnomi ed elfi tale da suscitarmi gli incubi, e non c'è buffoneria che tenga.
Non so, il mondo del Natale in cui credo, quel mondo che non tocco, non sento, non posso vedere, e che non è neanche il mondo di Babbo Natale - ma qui poco importa - non ha questo sapore da catena di montaggio del sogno. Il paese dei balocchi, il desiderio esaudito semel in anno, quest'universo lontano da tutto, da tutti e dalle regole, mi sembra sprecato se, per farsi riconoscere, deve far ricorso a quanto c'è di più falso e deleterio nel quartiere delle ristrettezze in cui la nostra fantasia ci relega. Nel tentativo di stabilire un legame tra il mondo senza fede in Babbo Natale e il mondo abitato da questo desiderio, si sfalda l'incanto che potrei provare. C'è verità, in Polar Express, perché negarlo? La verità della diffidenza reciproca, della pochezza a cui possiamo arrivare, del segno tangibile e visibilissimo che rimane di ciò che si credeva solo un sogno. Ma questa verità sembra voler fare a pugni con tutta una serie di aforismi e di parole che alludono a una dimensione in cui non ci sia bisogno di tutto questo.
Quando sento Babbo Natale, rappresentato con ogni convenzione di rito, dire:
The true spirit of Christmas lies in your heart.
mi viene in mente un incarto vuoto di caramella su cui c'è scritto che la caramella c'è ed è proprio come te l'aspetti tu, basta sapevi guardare dentro. Non so se l'essenziale sia invisibile agli occhi, ma sembra che qui sappia nascondersi benissimo tra i suoi residui.
Tra cliché e rottami di generi cinematografici, Robert Zemeckis porta il suo treno a destinazione, in tempo per rimanere al passo con i regali che arriveranno. Come per Forrest Gump, il regista ha delegato il successo del suo film a Tom Hanks (per altro, executive producer), ma mi pare che stavolta l'esperimento fallisca nella sua sentenziosità. Si dica pure, dei treni che
it doesn't matter where they're going. What matters is deciding to get on.
Per quanto mi riguarda, stavolta io scendo e scelgo altre vie per il Natale.
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