Polemiche pretestuose ed informazioni non corrette

Creato il 01 ottobre 2010 da Lorenzo_gigliotto
Delle nuove centrali nucleari in Italia per ora non c’è nemmeno l’ombra. Eppure è già polemica. Di recente il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani ha dichiarato all’agenzia di stampa Adnkronos che “le 45 aree a tutt’oggi ritenute idonee per la costruzione nel nostro Paese degli impianti di produzione di energia da nucleare sarebbero ancora quelle identificate nel 1979 dall’allora Cnen, il Comitato nazionale per l’energia nucleare,  diventato Enea nel 1982”. In sintesi, la mappa delle aree in cui dovrebbero sorgere le future centrali nucleari sarebbe rimasta ferma a 30 anni fa. Nello specifico, ha continuato Ciafani, “i siti tecnicamente adeguati ad ospitare una centrale nucleare sono ancora Montalto di Castro, dove potrebbero sorgere due impianti, l’Asta del Po, dove potrebbe sorgere una centrale a Trino oppure a Caorso o nella zona del delta del fiume, mentre per un ulteriore quarto impianto resterebbero, oggi come allora, in gioco ancora la Puglia e la Sicilia oppure l’area di Latina e del Garigliano, due vecchi siti nucleari”. Anche i criteri per l’individuazione delle zone sarebbero rimasti gli stessi : “Il problema – ha spiegato – è che i criteri che rendono un sito idoneo sono gli stessi quattro di 30 anni fa. In base a questi criteri serve, innanzitutto, una stabilità geologica, quindi la disponibilità di acqua per raffreddare gli impianti, inoltre serve un’adeguata distanza dai centri abitati e, ultimo, la presenza di un adeguato elettrodotto per trasportare l’energia elettrica prodotta dalla centrale nucleare agli utenti”. Per Legambiente, quindi, tutto sarebbe già stato deciso e nulla sarebbe cambiato rispetto a prima. In realtà, le cose non stanno esattamente in questo modo. Innanzitutto, a stabilire i criteri per la scelta delle zone in cui edificare gli impianti e le aree stesse sarà l’Agenzia per la sicurezza nucleare. Un ente, come detto più volte, previsto ma non ancora operativo. Non è difficile concludere che, al momento,  non c’è nessuna deliberazione, per cui si tratta di una polemica quantomeno prematura. Al di là di una  questione, per così dire, di “tempi”  (non si può parlare di siti se manca ancora l’Agenzia che deve stabilire criteri e aree interessate), va anche sottolineato un altro aspetto fondamentale: in 30 anni la tecnologia e le ricerche legati al nucleare si sono enormemente evoluti. Innanzitutto gli studi sono andati avanti, perfezionandosi in tutto ciò che riguarda  l’analisi del territorio e l’individuazione e la risoluzione di eventuali problemi. Senza dimenticare che il nostro Paese sta acquisendo non poche competenze dalle nazioni che già adottano il nucleare, tra cui la Francia. Ad avere caratteristiche diverse rispetto a prima sono, poi, le stesse centrali: come è noto, gli impianti che saranno installati in Italia sono a tecnologia EPR (European Pressurized Reactor), una nuova tipologia di centrali che massimizza la sicurezza. Sicurezza che era comunque già ampiamente garantita dagli impianti di vecchia generazione. Il panorama è evidentemente cambiato e continuerà a farlo. Il punto di vista di Legambiente potrà essere giustificato nell’ottica della politica antinuclearista dell’associazione, ma qualunque paragone con il passato appare assolutamente infondato.

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