Quanto è banale la polarità in una storia d’amore
Esordio alla regia per Max Croci, Poli opposti è una favola contemporanea con finestra sulla sophisticated comedy americana. Tuttavia non possiede per nulla le caratteristiche del genere precedentemente citato, tanto è incoerente la sceneggiatura e maldestro lo sviluppo.
Stefano è un terapista di coppia, separato da poco, mentre Claudia è un’avvocatessa divorzista con un figlio a carico. I due fanno due lavori inconciliabili e condividono lo stesso pianerottolo, non si sopportano, ma ben presto sboccia l’amore.
Citando direttamente il regista Croci, Poli opposti vorrebbe essere «una commedia romantica dall’impianto classico ma piena di spunti attuali, “all’americana”»; e ancora dichiara «e proprio ai miei grandi, e inarrivabili, riferimenti cinematografici del passato è andato il primo pensiero: Hawks e Cukor in testa, ma anche le commedie della Universal degli anni ’60». Queste dichiarazioni appaiono come delle vere e proprie ammissioni di colpa, che fanno sprofondare ancor di più nell’abisso della mediocrità una pellicola come Poli opposti. Inizialmente appare come un simpatico scontro tra i sessi e una disamina (stereotipata) del classico amore/odio tra due persone, ma col proseguo della pellicola le incoerenze di scrittura (sceneggiatura partorita da otto menti diverse) e le coincidenze cominciano a essere ingestibili e fastidiose.
La causa di tale fallimento risiede in una costruzione narrativa sempre meno realistica e coinvolgente, nella quale la fastidiosa acidità del personaggio interpretato da Sarah Felberbaum e l’indigeribile buonismo di Luca Argentero divengono elementi sempre più stridenti con il contesto.
Poli opposti è una favola mal costruita e una commedia (da borghesia medio-alta) che non provoca il benché minimo sorriso. Insomma un fallimento totale per una pellicola che si trascina stancamente in direzione di un finale piatto e privo del guizzo necessario per far prendere carattere alla storia.
Uscita al cinema: 8 ottobre 2015
Voto: *1/2