Siamo vicini ad un nuovo Watergate. In questi giorni l’amministrazione Obama è sotto i riflettori per la gestione della privacy dei suoi cittadini. Policy directive 20, sono i piani di guerra svelati da Gleen Greenwald dalle colonne del Guardian.
Nixon e lo scandalo Watergate 1972-74
Un insieme di obiettivi da colpire in caso di una cyberguerra, l’evoluzione della Guerra Fredda, molto più distruttiva. Attraverso internet è possibile colpire gli obiettivi strategici di un Paese riportandolo al Medioevo, bloccando centrali elettriche, nucleari o invadendo le banche private. Ma internet non è solo una efficace arma offensiva, può rivelarsi un ottimo strumento per chi vuole spiare i propri cittadini. La vera ricchezza dei motori di ricerca, siti e-commerce e social network non è l’advertising, la pubblicità che il singolo sito riesce a raccoglie grazie a diverse strategie di marketing, ma i cosiddetti Big Data, l’insieme delle informazioni legate agli utenti che navigano. Immaginiamo che una azienda distribuisca televisori, quanto sarebbe disposta a pagare per i avere i dati di tutti gli utenti che navigano alla ricerca di un televisore?Google, Facebook e Twitter.
Allo stesso modo, quanto un politico sarebbe disposto a spendere per avere i dati di tutti gli utenti che potrebbero essere interessati alla propria proposta politica? È una delle ipotesi scagliate contro Obama. Il Presidente avrebbe abusato della sua posizione per acquisire Big Data da utilizzare durante le ultime elezioni Usa. Il suo comitato elettorale, guidato da Micheal Slaby, Chief Innovation and Officer e Chief Technology Officer di Barack Obama, è stato assunto da Google con il suo team all’indomani delle elezioni. L’ipotesi è che vi sia stato un accordo per i Big Data tra il Presidente e Google, niente di più grave nella patria dei liberali.
Ma non tutti i portali garantiscono libero accesso ai suoi Big Data da parte dello Stato. Twitter ormai è visto come ultimo baluardo della privacy globale. Gli studi incorciati su motori di ricerca e Social Network individuano in Twitter il mezzo di comunicazione e condivisione più sicuro della rete, al contrario, gravi accuse pendono su Google, Amazon e Facebook. A voi scegliere da che parte stare. Editoriale di Edoardo Lombardo.