Tutto è cominciato con una foto postata su Fb. Una di quelle virali che quasi ti costringono alla condivisione (a oggi, 5 ottobre alle 15.37 sono 7.525). Un semplice cartello: «Chi pensa di avere un figlio "campione" è pregato di portarlo in altre società». Un messaggio semplice postato, però, non dalla Polisportiva Ponzano di Empoli che l'ha affisso all'ingresso del campo d'allenamento dove si allenano sia i bambini e i ragazzi della Scuola Calcio sia i "grandi" della Terza categoria, ma da Simone Bellesi, genitore di un bambino di una squadra lì per un torneo. Genitore che, probabilmente, non si aspettava questo successo social.
Non se lo aspettava nemmeno il presidente della Polisportiva Ponzano, Andrea Balducci, che il cartello l'ha fortemente voluto al punto di minacciare le dimissioni se i componenti del consiglio (che lo firmano) si fossero rifiutati di esporlo. Il motivo, però, è meno nobile di quello che si creda. Balducci, infatti, è stanco di avere a che fare ogni anno con genitori che dicono arrivederci e vanno a tesserare i figli altrove sperando che abbiano più chance. Operazione legittimata dal fatto che il vincolo sportivo dura soltanto per una stagione fino al compimento del quindicesimo anno di età.
«Tutti
i genitori sono convinti di avere un campione in casa e alla fine di ogni anno
ce ne sono alcuni, da noi come nelle altre società, che portano via i propri ragazzi perché ambiscono ad altro - mi ha spiegato il presidente toscano in un'intervista per Pubblico -. Naturalmente non è così.
Se un bambino è particolarmente dotato siamo noi stessi
a indirizzarlo in società che possano valorizzarlo meglio. Tutti gli altri, invece, li facciamo
giocare e crescere».
Da qui lo sfogo. «Se i genitori portano via i ragazzi impediscono a noi, come società, di crescere. E non mi si venga a dire che i ragazzi per giocare con noi devono pagare la quota. Noi non siamo una società professionistica, io faccio l’agente di commercio e qui faccio il presidente per spirito di volontariato. La quota annuale per frequentare la scuola calcio è di 260 euro e ci serve per le assicurazioni, per far partecipare i ragazzi ai tornei, ai campionati, a costruire per loro un minimo di vita sociale necessario per la loro crescita».
Una crescita messa in discussione da quei genitori che nei propri figli vedono sempre quel certo 'non so che' che li distingue dagli altri o, molto più semplicemente, quell'occasione che non hanno avuto loro caricando bambini e ragazzini di responsabilità e aspettative che possono schiacciarli.