di Alessio Sorrentino
L’avvicinarsi delle elezioni politiche coinvolge anche i meno interessati nel confronto partitico che, a colpi di soliti intenti, infamate eleganti e calciatori, adopera i protagonisti per accaparrarsi quanti più voti possibile, da moltiplicare per 5 come gli euro di rimborso per voto.
Quando siamo poco più che ragazzini, sui libri di storia la politica compare come atto di passione, intrigo ma soprattutto intelletto. Da Napoleone a Gandhi, passando per Benso e Lincoln, studiamo grandissime personalità che dimostrano diversi tipi di politica che, al di là delle ragioni storiche per cui si trovano ad agire, si intride di intelletto e possanza nel voler cambiare le cose. Vedendo la realtà d’oggi dinamica e complessa come non mai, è triste percepire la propria classe dirigente svuotata di un qualsiasi peso carismatico, ma piuttosto associarla a moralità da basso impero. In un mondo che dà molta più libertà di conoscere e studiare rispetto al passato, si dovrebbe considerare i propri rappresentanti come uomini di intelletto, capaci di pensare ad alto livello. Quantomeno per legittimare la loro posizione privilegiata nel determinare le sorti di un paese e milioni di abitanti, non certo perché debbano pensare al posto nostro.

A prescindere da ciò che è successo dopo la caduta del governo tecnico e dalle sue azioni, è innegabile come i suoi componenti fossero tutte personalità estranee alla politica propriamente detta, ma grandi esperti con alta credibilità negli ambiti da cui essi provenivano. E tutti mai avrebbero pensato di entrare in politica, se non subito con un ruolo di responsabilità. Ed è giusto! La diffusa fuga dei cervelli dall’Italia è già sufficiente come azione di masochismo verso l’estro delle nostre capacità. Non possiamo pretendere che in campo politico la naturale scala che deve partire per tutti dal noviziato, sia sostituita da un’autarchia immobile, da cui si emerge grazie a compromessi sottobanco o raccomandazioni. In poche parole un sistema mafioso nel quale si crogiola chi ha il guadagno ed i privilegi alla base del proprio “pensiero politico”, che non fa fatica a mutare o scomparire per garantire la riconferma. Addirittura, ricordandosi della libertà di pensiero che la Costituzione concede ai veri politici per mantenerli indipendenti, certi soldatini si sono evoluti in veri e propri mercenari di melma, come il poliedrico (e ricandidato) Onorevole (?) Scilipoti ci insegna.
Di tutto questo viene da chiedersi se la fonte sia l’incompetenza di chi è ed è stato in Parlamento, o piuttosto di almeno pochi che la testa la sanno usare bene, ma senza saper trovare un’ispirazione diversa da quella egocentrica. In fondo è un sistema comunque complesso da allestire.
Scegliere tra uno stupido o un ladro non è affatto facile. Di sicuro mortificante.
