E’ difficile cogliere la verità sull’affare Grexit, nella ridda di voci e posizioni che si sono succedute in questi ultimi giorni, precedenti all’interruzione delle trattative tra il Presidente Tsipras e i partner europei, sostenuti dai tre organismi tecnici e cioè il Fondo Monetario Internazionale (FMI) , la Banca Centrale Europea (BCE) e la Comunità Europea (CE).
Le responsabilità del FMI nell’affare Grexit
Alcune fonti giornalistiche, subito dopo l’improvvisa interruzione delle trattative, hanno addossato a Christine Lagarde la responsabilità della posizione irremovibile dei partner europei; infatti già a fine maggio il FMI, pur augurandosi di trovare una soluzione, non escludeva la rottura delle trattative e dell’unione monetaria quindi non escludeva il Grexit. La posizione ufficiale del Fondo sottolinea che gli stati finanziatori non potevano accettare le proposte della Grecia, essenzialmente basate sulla lotta all’evasione fiscale, quindi troppo aleatorie per continuare a rifinanziare il debito. Non mancano però voci critiche, che imputano ad un conflitto all’interno del FMI le ragioni dell’irrigidamento di Chrisitine Lagarde messa sotto accusa dall’ala politica del Fondo. Fu lei, infatti, nel 2009 a concedere un enorme prestito alla Grecia, avendo come obiettivo il salvataggio delle banche francesi e tedesche, mentre tutti sapevano che la Grecia non avrebbe mai potuto restituire quel prestito.
Le previsioni in caso di Grexit
La reazioni delle Borse, contrariamente alla previsioni relativamente rassicuranti dei politici al governo in Europa, il primo giorno di apertura dopo l’annuncio del referendum in Grecia, è stata pesante; in un giorno sono stati bruciati 287 miliardi di capitalizzazione e oggi, seppure meno drammaticamente si sono avute ancora massiccie perdite.
Ciò rende prive di qualunque credibilità quelle voci che vorrebbero un’estensione ad altri stati della formula Grexit, motivando tale ipotesi con le necessità di abbandonare l’austerity e adottare politiche basate sull’espansione, per diminuire la disoccupazione e la povertà. L’andamento delle Borse è un segnale che la speculazione è sempre in agguato; il benessere non si può inventare con formule tecniche o politiche, quando fisicamente non ci sono i soldi da investire. Uno stato è come una grande famiglia; in momenti di ristrettezze un padre di famiglia non si mette a spendere, facendo debiti per acquistare beni che non si potrebbe permettere; se così facesse, prima o poi verrebbe chiamato a ripondere ai suoi creditori e la sua famiglia sarebbe considerata insolvente. L’affare Grexit è il finale di una simile storia, solo giocata a livello di una nazione.