Non questa volta però! Non questa volta perché questa volta c’è molto di più in gioco del solito valzer pre-elettorale tutto teso a decidere da quale poltrona si alzerà un culo (scriviamolo, ecchesaràmai!) e in quale poltrona si siederà. Da persona che vive all’estero ho visto molto da vicino sia la perniciosità della crisi galoppante, sia lo sconforto, l’ironia, la sufficienza, lo sconcerto e lo sbigottimento con i quali si guarda al Bel Paese da queste latitudini e un po’ dovunque sotto il sole. Ancora oggi, non passa giorno in cui in questo o quel telegiornale “straniero” ci si domandi se l’Italia alla fine soccomberà. Il tutto sfiorando spesso il ridicolo – causa l’ignoranza crassa dei “fondamentali” della nazione che hanno sotto esame e che mai si preoccupano di colmare. Ma in realtà è proprio quella “ignoranza” delle cose - che costoro mostrano senza vergognarsi troppo – a raccontare l’unica verità possibile: ah les Italiens… non cambieranno mai!
Come negarlo? A riprova basta vedere la serrata dei ranghi dell’ancien régime contro l’attuale Premier in questi giorni di intensa campagna elettorale. Il reiterato tentativo di trascinarlo nella solita giostra del fango a colpi di semantica pseudo-intellettuale imprestata agli scaricatori di porto del tempo che fu. Eppure oggi come oggi Mario Monti non è solo l’unico nostro uomo politico rispettato all’estero, conosciuto all’estero in quanto tale, ma è soprattutto l’unica speranza di rinascita di una nazione che non ha ancora coscienza di quanto abbia toccato il fondo e il cui baratro finanziario resta comunque sempre vicino. Più vicino di quanto si possa credere se si considera che ci sono intere regioni di quello stesso Paese (penso per esempio alla mia Sardegna) che se hanno avuto un passato da non imitare, hanno senz’altro un presente difficile e forse nessun futuro. Per molto moltissimo tempo, perché anche il “digital divide” mai colmato è – non lo si ripeterà mai abbastanza – un fattore-chiave che conterà tantissimo negli anni a venire e che inciderà sul destino dei tanti giovani. Giovani che tuttora non lo comprendono e il cui unico orizzonte di attesa resta sempre quello di emigrare nel Nord Europa per fare il pizzaiolo. O il gelataio.
Di certo vi è che non si può votare a destra. Non si può votare a destra perché la destra non esiste più. E mercé il servizio resogli dal berlusconismo più spericolato – prima, ma soprattutto in questi suoi tempi davvero risibili – non esisterà per numerose decadi ancora. Di certo vi è pure che non si può votare a sinistra, laddove il triste spettacolo (non è ancora chiaro infatti quale-ruolo-abbia-avuto-chi nella costruzione di quel particolare teatrino) delle Primarie, ha messo in evidenza tutti i limiti di una visione politica del mondo consunta ma ancora determinata a non arrendersi, per la serie muoia Sansone con tutti i Filistei! E non si può votare il modello antipolitico grilliano perché non è di antipolitica che si è ha bisogno in questo momento storico ma proprio del suo contrario!
La “Scelta civica” di Mario Monti resta dunque – per autorevolezza in patria e all’estero, per know-how, per affidabilità, per serietà, finanche per disperazione – l’unica opzione possibile per ogni cittadino capace di mettere davvero in primo piano l’interesse dei tanti rispetto al proprio particolare. Per meglio dire, per ogni cittadino capace tout-court. Certo non ci si dimentica che anche dietro Monti ci sono infinite trame per lo più di matrice democristiana che vedono nel montismo una sorta di pseudo-araba-fenice comunque capace di farli rinascere dalle loro ceneri… ma è pur vero che – come diceva l’arguto Montanelli – a volte occorre andare a votare turandosi il naso. Questa è una di quelle volte e in fondo non credo che sia molto diversa da tutte le altre occasioni simili e precedenti sul sacro suolo d’Italia.
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