"" [...] Come il conflitto è ciò che regola le relazioni fra i filosofi - maschi- per conquistarsi il primato, così le dicotomie, le contrapposizioni bipolari sono il tessuto di una tradizione, in cui la simmetria fra posizioni che si escludono vicendevolmente costituisce la mappa stessa della storia del pensiero.
Ma, dentro di me, qualcosa mi dice che non è così. Non è così per me, che sono una donna, né per le autrici che amo: Simone Weil, prima fra tutte, ma anche Etty Hillesum, Maria Zambrano, Hanna Harendt. La signoria nei confronti della tradizione che ci sta alle spalle - e sul cui cumulo di rovine siedo ora incerta, sospesa fra la speranza e il timore - è guadagnata da loro in altro modo.
A guardar bene, non si tratta neppure di signoria, se è vero, come Hegel insegna, che quest'ultima è sempre correlata a servitù. E' un'altra cosa, è piuttosto una danza sulle rovine di un passato ridotto a un ammasso di rovine e divenuto suolo, pavimento costellato di frammenti di mosaico, di pezzi di vetro levigati dal tempo, di pietre cesellate, di cocci aguzzi, di marmi sbiaditi e consunti. [...]"" (Wanda Tommasi, Di madre in figlia in Diotima, Approfittare dell'assenza. Punti di avvistamento sulla tradizione, 2002)
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Dedicata (alle Amiche)