La versione definitiva del documento – presentata il 21 aprile al Presidente Sergio Mattarella e che verrà resa pubblica dal ministero la prossima settimana – non fa cenno al piano di dimezzamento del discusso programma militare. Questo nonostante le promesse del ministro della Difesa, della quale ora Sel e M5S chiedono le dimissioni: “Ennesima dimostrazione di mancato rispetto degli impegni presi con il Parlamento”.
Ora è ufficiale: nel Libro Bianco della Difesa non c’è alcun riferimento agli F35. La versione definitiva del documento – quella presentata il 21 aprile al Presidente Sergio Mattarella e che verrà resa pubblica dal Ministero la prossima settimana – non fa cenno al piano di dimezzamento del discusso programma militare. Una conferma che fa infuriare le opposizioni di Sel e Cinquestelle, entrambi intenzionati a chiedere nei prossimi giorni le dimissioni del ministro della Difesa Roberta Pinotti, che per mesi ha dichiarato che la decisione sugli F35 sarebbe stata presa con il Libro Bianco.
“Alla luce delle risultanze del Libro Bianco – attacca Giulio Marcon, di Sinistra Ecologia e Libertà – volendo usare la formula cara alla Pinotti, confermiamo la nostra proposta di una mozione di sfiducia individuale nei suoi confronti, motivata da questa ennesima dimostrazione di mancato rispetto degli impegni presi con il Parlamento”.
Sel da sola non ha i numeri per proporre la sfiducia, ma il sostegno dei Cinquestelle sembra scontato. “Per il ‘generale’ Pinotti il tempo delle chiacchiere è finito: passiamo ai fatti e mandiamola a casa – tuona il M5S in una nota – prima l’annuncio di voler inviare al massacro 5mila nostri militari in Libia, poi le bugie sul dimezzamento degli F35. Con il Libro Bianco è stato toccato il fondo. Il Parlamento ha atteso oltre un anno per questo libro e oggi ci ritroviamo di fronte a un lavoro fatto con i piedi. La Pinotti ha finito il suo tempo, deve dimettersi”.
In compenso, nel testo finale compare un cenno – nulla di più – a un argomento che nelle bozze circolate nei giorni scorsi ancora non era stato incluso: quello relativo all’ipotesi di un’evoluzione del concetto stesso di ‘difesa’ che comprenda la difesa non armata innovando del ruolo del già esistente Servizio Civile Nazionale, da definirsi nell’ambito della riforma del cosiddetto “terzo settore”. Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo: “Siamo lieti di trovare nella versione definitiva del Libro Bianco riferimenti al fondamentale aspetto della dimensione civile della difesa, ma ci aspettavamo di più. Purtroppo ci sembra che l’allargamento del concetto di difesa sia considerato solo un’evoluzione secondaria e ipotetica, e che non ci si ricordi che per legge già ora il Servizio Civile Nazionale sia considerato forma di difesa della Patria. L’auspicio è che a questo fugace e insufficiente accenno all’esistente facciano seguito iniziative concrete che possano tenere conto della nostra proposta legge di iniziativa popolare per la creazione di un Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta”.
Ma la conferma più importante che si trova nel testo ufficiale, e che va ben al di là degli F35, è la rivoluzione dei meccanismi di controllo parlamentare sulle spese militari in armamenti, con il superamento sia della legge Giacchè del 1988 che ha introdotto il parere consultivo delle commissioni Difesa del Parlamento, sia del cosiddetto ‘Lodo Scanu’, cioè l’articolo 4 della legge Di Paola del 2012 che ha dato alle Commissioni il potere di bloccare e ridimensionare i singoli programmi di acquisto di armamenti.
Il Libro Bianco auspica infatti la creazione di un nuovo meccanismo di controllo parlamentare basato su una legge pluriennale di investimento contenente tutti i programmi di acquisizione di armamenti previsti nell’arco di sei anni, che verrebbe sottoposta ogni tre anni all’approvazione delle aule parlamentari, non più alle commissioni Difesa.
Una novità che i difensori dell’articolo 4 interpretano come un di colpo di mano dei vertici militari, un controriforma per allentare il controllo parlamentare sulle spese in armamenti, rendendolo meno frequente e approfondito. Secondo fonti vicine al Ministero, si tratta invece di “un grande passo avanti che garantirà alla Difesa maggiore stabilità di risorse e quindi una più corretta possibilità di pianificazione, e al Parlamento un migliore potere di controllo, non più spezzettato per singoli programmi, ma sul complesso degli investimenti e quindi con una visione d’insieme finora assente. D’altronde – conclude la fonte – il sistema di controllo attuale non mi pare abbia funzionato così bene con i due programmi esaminati finora, F35 e Legge Navale”.
Le commissioni Difesa – almeno quella della Camera – hanno provato a esercitare il loro potere di controllo: è stata la Difesa a innalzare un vero e proprio muro di gomma, fornendo dati approssimativi, se non peggio, e negando ostinatamente le informazioni richieste dai parlamentari, anche le più basilari come i contratti di acquisto degli F35 (firmati anche durante la moratoria) o la lista delle navi militari da sostituire (molte meno delle 50 dichiarate) . Risultato: nessun dimezzamento degli F35 e acquisto di molte più navi da guerra del necessario.