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Politicamente squallido

Creato il 29 ottobre 2012 da Renzomazzetti
SERPENTE.

SERPENTE.

Misero e politicamente squallido il signor onorevole ha smarrito la speranza nel sogno per un futuro diverso; non più lotta per una società avanzata e migliore, per un mondo di liberi ed uguali, ma posa davanti ai riflettori, seduto sullo scranno aureo dove il suo sedere diventa testa e la sua testa diventa il suo sedere; non parla più normalmente di quella specie di nuovi pensieri, che, retrogradi, sonoramente fuoriescono; nel forbito arieggiare saccente, mima la metafora dell’altro mondo possibile (dopo la vita terrena?) mentre quello reale, suona falsato nella pomposa oratoria. Poi, tutta l’eccellenza della tragedia si rivelò nell’ultima recita, difficilmente rappresentabile e impronunciabile “Dell’Indicibile” di cui il signor onorevole è autore e attore. Sonore furono le fischiate da parte del pubblico competente; mentre ricevette lievi freddi applausi con però calde pacche sulle spalle, buffetti sulle guance dai cortigiani e dei cari sorrisi maligni del re repubblicano. Fortunatamente l’autore Falcia Martelli a soggetto scrisse: ”Ignoranza, ignavia, tradimento!” alle cui rappresentazioni praticamente non partecipò quasi nessuno ma, narra la novella, ricevettero poche critiche contrarie, e, a causa della famosa privacy, non fu possibile conoscere l’ importo degli incassi.

I N D O V I N A   L’ I N D O V I N E L L O :

Chi potrebbe essere il personaggio raccontato nella novella ?

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M O  R T E    D I    U N    F A R F A L L O N E

Tu farfallone che volando

attorno a quella lampadina

hai trovato il tuo sole

che implacabile ti attrae

sei felice e giri e giri

accecandoti per la sua luce

e bruciandoti le ali per il suo calore.

Il tronco del tuo corpo

mutilato di zampette e di ali

e cieco dagli occhi

cade sulla tavola

dalla quale mani noncuranti

ti spazzano via come briciole di pane

e un piede ti schiaccia sul pavimento.

E’ terminato così il ciclo della tua vita

non speso nell’aria libera

cercando le foglie verdi della primavera

e giacere poi dondolante al caldo vento

e sentire il fruscio della falciatrice

fra le voci dei contadini in mezzo al grano

e guardare così la vera luce e il vero calore.

Saresti stato felice.

-Renzo   Mazzetti-

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