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Polizia postale: sulle tracce dei terroristi sul web contro il fenomeno dei “bit jihadisti”

Creato il 06 dicembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

C’è anche la strada, anzi le autostrade, del web come terreno di caccia al terrorismo da parte degli investigatori. La Rete informatica si va rivelando sempre più come snodo chiave per le formazioni terroristiche per veicolare i propri messaggi, criptici, e campagne di affiliazione. E non fa eccezione il terrorismo di matrice islamica, quello jihadista.

(livesicilia.it)

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Polizia postale: sulle tracce dei terroristi sul web contro il fenomeno dei “bit jihadisti”. Se n’è parlato anche in occasione del G20 in Turchia, dove i leader di governi e Stati si sono trovati d’accordo sulla necessità di contrastare la propaganda terroristica effettuata anche attraverso Internet e su quella di impedire ai terroristi di sfruttare la tecnologia per il reclutamento e l’incitazione a compiere atti criminali. Di qui lo sforzo sempre più intenso degli investigatori per arginare e contrastare il fenomeno dei “bit jihadisti”. E la Polizia postale e delle comunicazioni sta “marcando” il territorio, come spiega in una intervista al periodico Poliziamoderna il direttore del servizio, Roberto Di Legami.

Non sottovalutiamo nulla e monitoriamo tale tipo di tecnologia sia sotto il profilo tecnico che investigativo”, spiega a proposito delle nuove piattaforme tecnologiche utilizzate dai terroristi per comunicare. “Abbiamo rilevato – spiega – alcune tendenze, come, ad esempio, la progressiva trasmigrazione delle conversazioni di affiliati e simpatizzanti dell’Isis sulle piattaforme Telegram e Instagram, dovuta alle continue chiusure di profili Twitter da noi richieste al pari delle forze di polizia dei vari Paesi impegnati in attività di monitoraggio antiterrorismo o sollecitate da gruppi riconducibili al movimento hacktivista Anonymous nel corso di apposite campagne ad alta valenza dimostrativa”.

Dopo gli attentati di Parigi il ministro dell’Interno belga ha dichiarato che gli attentatori hanno usato delle Playstation 4 per comunicare tra loro, e questo significa un ulteriore sforzo investigativo per tracciare questo tipo di comunicazioni. “L’evoluzione della tecnologia – dice in proposito Di Legami nell’intervista a Poliziamoderna – consente a chiunque di potersi connettere alla Rete e utilizzare canali telematici criptati attraverso i quali veicolare le proprie comunicazioni. Il passaggio dai sistemi analogici (i telefoni classici) ai sistemi digitali (comunicazioni cosiddette Voip) ha reso possibile l’utilizzo di sistemi di cifratura. Questi sistemi, se ben configurati, risultano per la loro stessa natura, particolarmente difficili, se non impossibili, da decriptare. Il sistema Voip utilizzato dalla Playstation è tra quelli più difficili da intercettare, per il protocollo di cifratura utilizzato. In linea di principio, i terroristi potrebbero inviarsi messaggi di testo all’interno di una chat creata nell’ambito di una sessione collettiva di gioco on line senza dire o digitare una sola parola”. Si è letto dell’ipotesi che, nell’ambito di una sessione di gioco on line, i terroristi potrebbero addirittura comunicare un breve messaggio componendo le parole con i buchi dei proiettili virtuali esplosi contro un muro o una parete del gioco, si pensi comuni videogiochi di guerra come Call of Duty, Modern Warfare o Crysis, e il direttore della Polizia postale conferma “è tutto vero”. Anche se allo stato attuale “debbo dire che le nostre indagini non ci hanno sinora dato evidenze di una comune rilevanza di questo fenomeno”. Per quanto attiene, invece, le successive attività forensi sugli hard disk contenuti nelle PS4 sequestrate dopo i fatti di Parigi, “benchè il sistema operativo non sia dei più diffusi, al momento risulta possibile ricavare informazioni sui messaggi scambiati, tramite applicativi Sony “Party” e “Messaggi”, ma anche notifiche, contatti di amici e altro, analogamente a come avviene per i messaggi scambiati su altri dispositivi (per esempio tramite WhatsApp sui dispositivi mobili), tutti facilmente disponibili e scaricabili dalla Rete e generalmente ottimizzati per un uso su apparati mobili come gli smartphone, sia nelle piattaforme Android che IOS, Windows Phone e Blackberry”. (AGI)


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