
“peri anemon ke ydaton”, di venti e di acque, è una locuzione che si usa per dire che si parla del più e del meno, di tutto e di niente. Era anche il titolo di un serial carino che ho visto qualche tempo fa; un pilota di aerei e una ragazza, tra amore, famiglie e danari. Ambientato a Corfù con delle belle riprese della splendida isola, non poteva non farmi venire in mente i suoi migliori prodotti, il kumquat e il nubulo, come il suo piatto più celebre, la pastitsada.
Trovare una versione sulla quale tutti i corfiati concordano è impresa abbastanza ardua, come spesso accade nelle ricette della tradizione. Del resto pure sul pollame non c’è una versione unica, anche se quella più accreditata è con il gallo, ma si fa anche con il pollo, la gallina, qualcuno la fa anche con il vitello, ma su quest'ultimo non tutti concordano che si possa ancora parlare di pastitsada.Una ruolo fondamentale in questo piatto hanno le spezie.Gli intenditori corfiati comprano “to spetserikò tis Karmelas”, un misto di 12 spezie pestate nel mortaio, direttamente dalla farmacia della signora Karmela Deleonardou. (se il nome della signora vi sembra italiano, sappiate che lo stesso sembra a me). In assenza dello spetserikò di Karmela, io ho usato le spezie che indica Elias Mamalakis, dimezzando le quantità, avendo ben presente che “il troppo non è mai abbastanza”, cioè de gustibus.Per rispetto della tradizione dico che per la pastitsada si usano i bucatini, ma devo dire che anche con le tagliatelle è divina!!!!

