Polonia, come il premier Tusk ha vinto per la seconda volta

Creato il 10 ottobre 2011 da Dailyblog.it @daily_blog

Di Giuseppe Timpone il 10 ottobre | ore 16 : 49 PM


In Polonia, ieri si sono svolte le elezioni politiche, per l’elezione di 46o deputati del Sejm, la Camera bassa polacca, e del Senato. Sin dalle prime proiezioni, il partito liberale del premier Donald Tusk, Piattaforma Civica (Po) è parso in vantaggio sul rivale Legge e Giustizia del nazionalista Jeroslaw Kaczynski e, in effetti, così è stato. Quando ancora manca meno del 7% delle schede da scrutinare, Po è in testa con il 39% dei voti, mentre il partito della destra conservatrice anti-europeista si è fermato al 30%. Terzo posto spetta clamorosamente alla formazione anti-clericale Movimento Palikot del miliardario Janusz Palikot, che ha raccolto intorno al 10% dei consensi e in quarta posizione si trova il Partito degli Agricoltori, alleati di Tusk, con l’8,5%.

Stando a questi dati, la coalizione di centro-destra, attualmente al potere, riotterrebbe la maggioranza dei seggi, con 236 deputati su 460. E’ la prima volta dal crollo del comunismo che un governo viene riconfermato per un secondo mandato. Un risultato interessante, che sottolinea lo stato di salute dell’economia del Paese, unico caso nella UE a non essere andato in recessione nel 2008-2009.

E Kaczynski perde così la sua sfida per la seconda volta contro Tusk, dato che già i due si erano affrontati anche nel 2007. E sempre il leader nazionalista perse lo scorso anno le elezioni presidenziali, che si resero necessarie, dopo la morte del gemello Lech, in una sciagura aerea in Russia, a Smolensk.

Con la vittoria di Tusk, l’Europa vede riconfermato un leader filo-europeista, in una fase piuttosto tormentata della vita politica del Vecchio Continente, con Bruxelles in grave crisi di popolarità.

Anche Berlino potrà tirare un sospiro di sollievo, dato che la campagna elettorale di Kaczynski era stata caratterizzata da toni di forte anti-germanismo, con la cancelliera Angela Merkel accusata di essere a capo di una potenza imperialista, in continuità con la storia del Kaiser e di Adolf Hitler.

Ai nazionalisti vanno comunque ben 230 seggi.


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