Polonia,7

Da Julesdufresne

09.49: abbiamo l’aereo tra sole dieci ore! È il momento di alzarsi.

09.50: stanotte non è che abbia riposato proprio benissimo.

09.51: dalle due alle quattro c’era la partita dei Green Bay Packers, che è stata seguita con molto entusiasmo a ventisei centimetri da dove dormivo a tratti io.

09.52: alle tre e qualcosa, per variare, c’era il canadese che –ubriaco– mi metteva speranzoso le mani sulla maglietta.

09.53: (illuso, sotto più di un punto di vista)

09.54: e dalle quattro alle nove e rotti ho diviso come di consueto con Alessandro questo letto da 3/4 di piazza.

09.55: («Giulia, col senno di poi, cosa cercheresti soprattutto in un moroso?» «Le spalle strettissime.»)

11.03: ok, se indosso il (suo) pile più voluminoso in assoluto e rifilo a lui il manuale di Europeo, riusciamo persino a chiudere le valigie.

11.05: è una vittoria personale.

11.09: che mi prenderò ancora qualche minuto per assaporare.

11.28: manca soltanto un’ora alla partenza del treno!

11.29: il Marco ci prepara un biglietto in polacco da presentare alla kasa bigliettowa.

11.30: usciamo per andare alla stazia.

11.31: ve l’ho detto, non fa freddissimo.

11.49: ci siamo presentati in biglietteria, abbiamo allungato all’addetta le istruzioni precompilate, lei ha annuito e ci ha fatto due biglietti per un totale di 266 zl.

11.50: ossia grossomodo il quadruplo di quanto abbiamo speso in tre all’andata.

11.51: in effetti uno dei biglietti è per 33 zl, l’altro per 233 zl.

11.52: il che ci spinge a formulare l’ipotesi che 33 zl sia il biglietto.

11.53: e 233 zl sia il supplemento gonzi.

11.54: «generoso contributo volontario»

11.55: in compenso, a bordo dell’espresso Berlino-Varsavia, ci metteremo soltanto due ore e mezza.

11.56: e avremmo quelle cinque ore abbondanti per prendercela comoda in aere… areo.. aer… a Chopin.

12.13: la complicatezza mostruosa del sistema locale di nomenclatura binari.

12.14: peron 9 e 3/4

12.28: il nostro treno sta arrivando, lo osservo con attenzione per individuare l’eventuale vagone imperiale che giustifichi il prezzo del biglietto.

12.29: ma invece niente, siamo in seconda classe.

12.30: certo, questa volta seduti su dei sedili, perlomeno.

12.48: la signora tedesca compagna di scompartimento ci cazzia perché ci stiamo baciando.

12.49: mi gaso perché ho capito il rimprovero.

12.50: che era pure abbastanza elaborato.

13.01: la signora tedesca scende.

13.02: ci guardiamo languidi.

13.03: sale una tizia con due bambine molto piccole.

13.04: tiro fuori il manuale di Europeo.

13.17: nevica!

13.18: telefoniamo al Marco per sapere se su da lui nevichi.

13.19: no, non nevica.

14.01: «Giulia Giulia Giulia UNA CATTEDRALE A PUNTA fai la foto sbrigati»

 14:31: FAI ATTENZIONE PORTA PER CARITA’ FAI ATTENZIONE

15.01: requisiti che non sono necessari per lavorare all’informazia della stazione di Varsavia: parlare una lingua diversa dal polacco.

15.02: curioso, vista anche la grossa scritta INFORMATION che campeggia sullo sportello.

15.50: vivi! Oltre i controlli di sicurezza!

15.51: mi hanno lasciato, noto, il terrificante levatappi affilatissimo della Lech.

15.52: in compenso ci hanno fatto levare le scarpe.

15.53: cosa che non è un grande problema se sei me, e indossi delle scarpe da tennis.

15.54: mentre si fa più insidiosa se, come Alessandro, sfoggi un paio di stivali a sessantasei buchi da manovale addetto alla costruzione di rifugi tirolesi.

16.01: tempo di allacciatura: nove primi e undici secondi, record regionale.

16.09: cose da fare al duty-free di Varsavia: giocare con gli ombretti Inglot.

16.10: pensando con gioia maligna a quelle che in Italia li pagano il triplo di quanto costino qui.

16.21: spendere in ombretti Inglot più di quanto si sia speso in cibo nel corso della vacanza tutta (45 euro).

16.22: persino più del biglietto imperiale del treno!

17:21: Alessandro in un momento di svago.

17.23: Alessandro torna dalla pausa-sigaretta e io inspiegabilmente vengo colta dal desiderio di cenare (?) con del salmone affumicato.

17.32: ci facciamo irretire dai divanetti avvolgenti di un posto che si chiama Business Shark ed è palesemente un’inculata.

17.33: «… e per me, una Fanta gran riserva» «ottima scelta, signore»

18.57: la tizia in coda al gate davanti a noi ha una ragazzina molesta per mano e una borsetta a tracolla in eccesso celata sotto il piumino.

18.58: medito di denunziarla allo stewart.

19.37: un neonato bellino! Mi intenerisco.

19.39: una foto tenera di un gatto che avevo sull’iPad! Mi intenerisco.

19.41: una menzione dell’unica stromatolite in cattività al mondo, e della sua piccola ma tenace fila di bollicine! Mi intenerisco.

19.43: oh, cosa vi devo dire, è una giornata così.

19.44: languida.

20.58: in caso di atterraggio d’emergenza, scopriamo, è necessario levarsi la dentiera.

20.59: e le scarpe, ma non mi è chiaro se solo quelle con il tacco o tutte.

21.00: (breve sguardo di compatimento agli ottantadue ganci degli stivali di Alessandro)

21.01: oh, be’, il mondo è di chi non ha stringhe da slacciarsi.

21.02: il nostro esame del foglietto illustrato di istruzioni arriva alla parte delle maschere con l’ossigeno.

21.03: ci giriamo uno verso l’altra e contemporaneamente iniziamo a cercare di impressionare l’altro con quella cosa dell’ossigeno che ha solo una funzione euforizzante.

21.04: purtroppo abbiamo visto tutti e due Fight Club.

21.05: mi domando perché il compito di realizzare questa cosa sia stato affidato a una persona che non sa disegnare mani né piedi.

21.06: Rob Liefeld, in pratica.

21.07: ecco, ho capito perché, è tutto riscattato da quell’attenzione ai dettagli di spigoli dei sedili che sporgono dalle nuvole dell’incendio.

21.08: che mondo bellissimo.

21.09: bellissimo.



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