Poltergeist
di Gil Kenan
con Sam Rockwell, Rosemarie DeWitt, Jared Harris
Usa, 2015
genere, horror
durata, 93'
Alla densità della storia del cinema, specialmente
nell'ultimo quindicennio, ha senz’ombra di dubbio contribuito, più spesso nel
male - es. “Benvenuti al Sud”, “Old Boy”, lo stesso “Poltergeist” - che nel
bene - es. “The Departed”, “Ocean’s Eleven” - , la moda del remake.
“Poltergeist” - il termine tedesco vuol dire “spirito che
bussa”, andando ad indicare fenomeni quali caduta di quadri, scricchiolii di
mobili, malfunzionamento degli elettrodomestici, etc. - rifacimento dell’omonimo cult horror datato 1982, narra di una famiglia appena trasferitasi
in una casa infestata, essendo stato il quartiere edificato sopra un vecchio
cimitero.
Bisogna dire che non mancano gli elementi interessanti dal
punto di vista visivo, con una fotografia studiata e costruita sugli sbalzi
elettromagnetici e che quindi si barcamena tra continue situazioni di
buio/luce, creando un’atmosfera coinvolgete e contrastante con la classica luce
aperta e naturale che caratterizzava le situazioni da tranquilla-famiglia-borghese
dei primi minuti.
Nonostante questo, però, l’aspetto drammaturgico è assai
carente e poco curato, vanificando quindi i momenti di suspense che l’inquieta ma paziente macchina da presa tenta di ritagliare
nel mostrare il profilmico.
In definitiva “Poltergeist” è la conferma del fatto che il
cinema horror sia uno dei generi più
consolidati e che dunque, più che al passato, si dovrebbe guardare ad un futuro
cinematografico pronto a rinnovarne, oltre che i linguaggi, l’interesse da
parte di un pubblico ormai totalmente assuefatto - e quindi immune - ai vecchi
meccanismi.
Antonio Romagnoli