Studio Ghibli non è sinonimo del solo Hayao Miyazaki. Pom Poko (平成狸合戰ぽんぽこ, Heisei TanukiGassen Ponpoko) è infatti una felice dimostrazione (fra molte altre) di come lo stile-ghibli sia divenuto nel tempo (da tempo) un trademark artistico animato dai talenti di un solido quanto valido gruppo di autori.
In questo caso il protagonista, in sede di regia, è quel Isao Takahata già autore del toccante “Una tomba per le lucciole” (1988), e qui alle prese con una storia dagli ampi contorni, che, partendo dal tema ambientalista, caro a Miyazaki/Ghibli, riesce a illuminare il difficile rapporto di convivenza fra tradizione e modernità, fra mondo rurale e urbanizzazione forzata, il tutto visto con gli occhi dei piccoli orsetti tanuki (狸).

Di questo esprit quasi clownesco Takahata da ampio riscontro, rifacendosi alle storie tradizionali del suo paese, alle quali fanno da inevitabile contraltare e motore drammatico le ingerenze e intromissioni dell’uomo nella natura millenaria, nella quale ha spazio prominente il panteismo shintoista.
La guerra dei tanuki contro ruspe e bulldozer è dunque quella di un improbabile esercito animale, i cui mezzi sono la guerriglia a base di metamorfosi e tranelli (la capacità di trasformazione dei tanuki non è un mero espediente narrativo, ma la trasposizione cinematografica di una leggenda millenaria), che li rende, possibilmente, ancor più umani degli esseri umani, grazie al loro inestinguibile senso di comunità e rispetto, per il prossimo e per il mondo in cui vivono, distante anni-luce dal gretto egoismo/individualismo/consumismo che cercano di combattere, con le unghie e con i denti.


Tanuki do it better!



![[Segnalazione] Lady Oscar. L’eroina rivoluzionaria Riyoko Ikeda Valeria Arnaldi Candy Candy. generazione Lidia Bachis](https://m21.paperblog.com/i/285/2854854/segnalazione-lady-oscar-leroina-rivoluzionari-L-FIFHDD-175x130.jpeg)


