Due anni fa , durante la campagna elettorale , Silvio Berlusconi è intervenuto con decisione sulla vicenda Alitalia per difendere l’italianità della compagnia aerea. Inoltre il nostro premier si è prodigato per trovare un cumulo di imprenditori disposti a salvare l’azienda , per far assorbire gran parte del debito Alitalia dallo Stato e per difendere un settore strategico per il paese.
L’Alitalia non può essere paragonata alla Fiat. Tuttavia il silenzio del nostro premier nella vicenda Pomigliano d’Arco è sorprendente, in una fabbrica che impiega 5000 lavoratori in una zona depressa del paese. In gioco c’è la delocalizzazione all’estero della produzione industriale e una ridefinizione dei rapporti sociali.
Fino al giorno del referendum nella fabbrica il governo non ha parlato. Rare eccezioni la politica italiana intera è stata zitta. In un momento in cui la sinistra poteva assolutamente dire la sua e difendere il posto sociale della fabbrica.
Certo in un mondo globalizzato è difficile difendere il patrimonio automobilistico e farlo costruire nel paese. Sarkozy ci provò nel 2009 , volendo incentivare i costruttori che costruivano nel paese d’Oltralpe , ma non andò oltre le promesse.
Purtroppo l’economia mondiale si sta trasformando e con questi i suoi equilibri. Prima di investire 700 milioni di euro nello stabilimento campano invece che in Polonia, Marchionne vuole la garanzia di una maggiore flessibilità dei lavoratori. La sua richiesta d’imprenditore in un certo senso è comprensibile. Lo stato in questa circostanza sembra incapace , non effettuando investimenti e riforme nei settori della formazione, delle politiche sociali e delle infrastrutture , per rendere attraente l’Italia all’occhio degli imprenditori.
Ancora più incomprensibile è l’assenza del governo nella definizione dei rapporti sociali. L’accordo presentato da Marchionne e i suoi temi da ultimatum dimostrano solo muscoli e il cercare di umiliare i lavoratori , invece di risolvere i problemi esistenti.
Il governo in un momento di forzatura , deve creare le condizioni del dialogo e della concertazione. Quello che il governo Berlusconi non fa ed è incapace a fare. O fa solo per i suoi interessi.madyur