Il Ministro Sacconi è stato intervistato dal Corriere sul referendum a Pomigliano:
Molti hanno osservato che in realtà non avevano scelta perché l’alternativa era la chiusura dello stabilimento.
Ogni giorno i lavoratori affrontano queste alternative, tra forme di maggiore produttività e concreto rischio di perdere il lavoro.
Cosa replica a chi dice che così si destruttura il contratto nazionale?
Che il contratto nazionale sarà sempre più una cornice leggera per assicurare i livelli essenziali di salario e tutela, ma che è a livello aziendale e territoriale che si giocherà il futuro delle nuove relazioni industriali collaborative, con l’obiettivo di avere più produttività e più salario legato ai risultati, in futuro spero anche agli utili.
In questi due passaggi è contenuto il nocciolo della questione. Seppure si possa essere d’accordo sulla necessità di trovare soluzioni a livello territoriale, l’esempio di Pomigliano non è da seguire perché:
- esisteva una diseguaglianza massima tra le forze in campo. Marchionne poteva solo guadagnarci: se vince il sì, rimango a Pomigliano alle mie condizioni. Se vince il no, chiudo e vado da un’altra parte, sempre alle mie condizioni. Gli operai potevano solo perderci: accettare il peggioramento, o perdere il lavoro. In questo caso il metodo da seguire non è quello della frammentazione, della negoziazione singolo operaio-Marchionne, che si capisce chi avrà la meglio. Ecco per cosa nascono i sindacati, forse ce lo siamo dimenticato (noi, e i sindacati). (Si dice di operai che fotografavano la scheda, per dire).
- la singola azienda è un contesto troppo limitato, come l’Italia intera è troppo ampia. Si può trovare una via di mezzo, no? Sacconi parla di “livello territoriale”, ma in questo caso il livello è strettamente aziendale.
- infine, sul contratto nazionale. Bisogna mettersi d’accordo su un paio di questioni. Primo, quale sia il “livello minimo”. E secondo, soprattutto, se vogliamo che il salario sia “legato ai risultati” e in futuro “agli utili”, forse è anche il caso di rendere realmente partecipi gli operai delle scelte dei vertici. Se Marchionne – come in questo caso – obbliga a compiere una scelta che poi – auguriamoci assolutamente di no – si rivelerà sbagliata, quanto pagheranno gli operai? E perché dovrebbero pagare anche loro?
Singola azienda, singolo operaio, singolo voto. Capite che stiamo diventando il Paese più individualista del mondo? Ma questo, certo, non me lo sto inventando io, e Pomigliano è soltanto un esempio.
p.s. Pippo ha trovato questa perla:
In accordo con l’Amministrazione regionale, si dà la possibilità a tutti i dipendenti interessati di poter assistere in Auditorium Giorgio Gaber alla partita Italia – Slovacchia che si disputerà il giorno 24 giugno alle ore 16.00. [...] Per l’occasione, l’amministrazione ha deciso di anticipare – in via del tutto eccezionale – la fine della fascia di presenza obbligatoria alle ore 15.30.