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Pomodori

Creato il 14 ottobre 2011 da Frankezze

Pomodori

Pomodori
La fiducia non ha un biglietto di ritorno.

Una volta ho letto da qualche parte che la fiducia è un biglietto di sola andata (credo per via del fatto che una volta partita non torna più). E quindi la seconda possibilità è uno scherzetto, una concessione pagliaccia, una presa d’incoscienza. Secondo me non è vero che l’acqua calda è una scoperta di poco conto. Ma poi è un’invenzione o una scoperta? A me la maestra Irma me lo diceva sempre che ero intelligente, ma poi mi perdevo per delle sciocchezze come in un bicchiere d’acqua. Diceva proprio così. Difatti io, da quando mi rimproverava a quel modo, quando c’è qualcosa che non capisco mi fermo tutta e mi chiedo se per caso sto nuotando o se sono bagnata. Ma la maggior parte delle volte, no: sono asciutta. Oggi poi quando parlava Pepe ho immaginato fortissimo che entrasse Pepe Carvalho. E allora, per via di questo fatto, mi è venuto in mente Montalbàn e una ricetta immorale.

“Fette di pane casereccio, con mollica, del giorno prima. Pomodori maturi tagliati a metà e sfregati sul pane dove lasciano i semi, l’acquetta e la polpa strappata alla pelle dalla ruvidità del pane.

Sale ben distribuito: deve essere umido.

Un filo d’olio. Prendere ogni fetta di pane con le dita dalla parte della crosta, stringerla e lasciarla poi andare in modo che l’olio si sparga liberamente [...].
È indispensabile che tutti gli esseri e tutti i popoli saggi della terra capiscano che pane e pomodoro è un paesaggio fondamentale dell’alimentazione umana. Piatto peccaminoso per eccellenza perché comprende e semplifica il peccato rendendolo accessibile a chiunque. Piatto peccaminoso in quanto può significare un’alternativa a tutto ciò che è trascendente, a tutto ciò che è pericolosamente trascendente, se diventa cultura della negazione. Non fate la guerra ma pane e pomodoro. Non votate per la destra ma mangiate pane e pomodoro. No alla NATO e sì al pane e pomodoro. Ovunque e sempre.
Pane. Pomodoro. Olio. Sale.
E dopo l’amore, pane e pomodoro e un po’ di salame.”

E questa è una promessa che sa di ballatoio coi panni stesi, una promessa che dipende dal tempo che farà. Secondo te domani tra 315 e 320 che voti? Certe volte credo che a guardare in faccia le persone si capirà di che morte creperanno. E se tu vuoi guardarmi in faccia io sono contenta, ma non dirmi di che creperò. Sai che anche Gazzè è stato capace di metterci la parola “gabbiani” in una canzone? Se dovessi proprio proprio proprio scegliere tra la felicità e te, sceglierei te. Io pensavo che per fare la  politica bisognava essere politici, cioè un po’ puttane, un po’ fanatici, un po’ democristiani. Invece questi oggi non si son presentati. Come se non parlare risolvesse le cose. Promettimi che parleremo sempre. Perché se esistono le parole per raccontarsi, allora si esiste. Però, sempre la maestra Irma, mi ha insegnato una cosa, che le parole sono messaggi e in quanto messaggi presuppongono uno che dice e uno che ascolta. E io, questo grande controsenso che la voce non sia un senso, mentre l’udito sì, non l’ho mai capito. Che comunque te lo dico io che questa mistificazione del merito non premierà in eterno. E tanto tu non mi capisci e io non riesco a dire ti amo. Ma di pomodori te ne struscio sul pane quanti ne vuoi. Che i pomodori non sono come l’acqua, nei pomodori non ci si perde, non ci si perde manco nella passata. Sono una manna i pomodori.


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