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Pomodoro: il più amato all’estero risulta il pelato (48,3%). Anche oltre confine vince la qualità

Da Saporinews

Nel primo semestre 2015 aumenta l’export di tutti i derivati del pomodoro rispetto ai primi sei mesi del 2014 (+8,7 in valore). Il pelato si conferma il prodotto più esportato, rappresentando il 48% dell’export totale dei derivati.

ANICAV: “È la conferma che anche all’estero, come in Italia, la scelta ricade sulla qualità”.

Germania, primo mercato UE di fronte a Regno Unito e Francia.

L’export di concentrato vale circa il doppio (176.595 tonnellate) dell’import: ecco perché sulle nostre tavole può finire solo pomodoro 100% Made in Italy.

Con un valore di circa 800 milioni di euro, nel primo semestre 2015, l’export dei derivati del pomodoro continua a crescere, facendo registrare il segno positivo sia in valore che in volume per tutti i derivati, con un aumento complessivo del 5,8% in volume e 8,7% in valore, rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente.

A rilevarlo sono i dati Istat relativi al primo semestre 2015, diffusi dall’ANICAV, l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali che, con 110 aziende associate in 12 Regioni, è la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo.

Il prodotto più amato all’estero si conferma il pelato, intero e non intero, che rappresenta il 48,3% di tutto l’export dei derivati del pomodoro. In confronto al I semestre 2014, il pelato ha registrato un aumento del 2,7% in volume e dell’1,5% in valore.

Oltre confine, aumenta anche la passione per i pomodori non pelati, interi e non interi, che rappresentano il 16,7% dell’export complessivo (+17% in volume e +13,2% in valore rispetto al I semestre 2014), per la passata (16,5%), per cui si registra un aumento del 9,4% in volume e del 15% in valore, e per il concentrato, che costituisce invece il 18,5% delle esportazioni e registra un aumento dell’1,7% in volume e del 14% in valore.

“Questi dati –afferma il presidente di Anicav Antonio Ferraiolitestimoniano che anche in un periodo di crisi i consumatori scelgono la qualità del nostro “made in Italy”. Ed è proprio sulla tipicità di prodotti come pelati, polpa, passata e pomodorini che dobbiamo puntare per continuare ad aumentare l’export e promuovere la qualità della dieta mediterranea oltre i nostri confini”.

Tra i principali Paesi di destinazione, la Germania si conferma in testa alle esportazioni con una quota del 19%; seguono Regno Unito (15%), Francia (7,7%) e Stati Uniti (6%). Il Giappone conquista il quinto posto, con una quota del 5,8%.

Un aumento delle vendite all’estero si rileva anche per ortaggi e legumi conservati o preparati, di cui l’ANICAV rappresenta la quasi totalità delle industrie private: nel primo semestre 2015 si rileva un incremento in volume del 7,7%, rispetto al primo semestre 2014, per un totale di 249.270 tonnellate e un aumento in valore del 7,8% per un totale, ad oggi, di 274,17 milioni di euro.“Analizzando i dati import-export – dichiara il direttore di Anicav Giovanni De Angelis– vediamo che se da un lato la quantità di concentrato importato è in aumento (poco più di 98.000 tonnellate importate nel I semestre 2015), dall’altro l’export vale circa il doppio (176.595 tonnellate). Il mercato della rilavorazione del concentrato, che rappresenta ‘il saper fare’ delle aziende italiane, è infatti completamente svincolato da quello della lavorazione del fresco e rappresenta una ‘distinta’ attività conserviera. Nel nostro Paese non resta il concentrato, ma il valore aggiunto derivante dalla rilavorazione. E ne è una chiara testimonianza l’aumento del prodotto fresco lavorato nella campagna che si sta concludendo, che passa dai 4,9 milioni di tonnellate del 2014 ai 5,3 milioni di tonnellate di quest’anno.

“Tali dati –conclude il presidente di Anicav Antonio Ferraioli ̶ confermano quello che sosteniamo da sempre, ovvero che la tesi del pomodoro cinese Made in Italy non è altro che una ‘leggenda metropolitana’, dura a morire, che danneggia soltanto le nostre aziende e crea panico tra i consumatori”.


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