In Italia, è risaputo, qualunque sia il modello che comprate, non c’è una sola pompa per bici che funzioni correttamente. La prima – sempre una barzelletta la prima – ve la regalano con la bici nuova, almeno dalle mie parti si fa così. E proviamola! Fiduciosi svitate quell’affaretto strano della ruota, applicate come da manuale il becco della pompa, pompate e… la ruota perde il poco d’aria che aveva. Che fate allora? Beh, comprate un’altra pompa non senza avere chiesto al commerciante “E’ sicuro che gonfia?” e avere aggiunto “Sì, perché quella che ho a casa è una fregatura”. “Tranquillo, è quella che uso io per la mia bici!” vi ha risposto il commerciante con un sorriso che non avete saputo interpretare. Rifiduciosi, svitate un’altra volta quella cosa strana e… non gonfia! Cav… Reprimete una sessantina di parolacce poi, bene o male, riuscite a calmarvi. Terza pompa. Questa volta volete andare sul sicuro. Niente mezze misure: la pompa del Tour de France vi serve, costi quel che costi. E vi è costato. Svitate il cosuccio strano, gonfiate, insomma ci provate: niente.
Lunedì mattina. Dal benzinaio siete in quaranta in fila, tutti in piedi ognuno a fianco della propria bici a parlare delle pompe di un tempo e di quelle di oggi che non pompano, di emigrare all’estero per trovare una pompa decente. “Non ci speri!” vi dice uno. “Io ci sono stato in Germania. Di là le pompe sono peggio di qui… In Francia forse hanno delle pompe che gonfiano ma sono le camere ad aria che non sono buone. In Italia, bene o male, ci si arrangia…” Quando arriva il vostro turno siete felici come una pasqua. Gonfiate ben bene le vostre ruote, senza dimenticare alla fine di avvitare quella cosa là, salite in sella e sparite nella nebbia fitta apparsa improvvisamente solo per fare scena e farvi sprofondare nel nulla.
Lino Soddu
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