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Populismo gaijin

Creato il 25 giugno 2012 da Albino

Oggi vorrei aggiungere due parole al post di ieri, e in particolare al link che Fabio ha postato nei commenti.

Il blog e’ indubbiamente ben scritto, anche se tratta dei classici di quello che io definisco populismo gaijin. Sono quei temi su cui e’ facile cadere quando si capita in un blog di emigranti che vivono in Giappone (qualunque sia la loro nazionalita’, anche se noto che gli anglosassoni sono la netta maggioranza). Sono quei temi che vengono notati in continuazione dagli stranieri, e riportati nei blog come evidenza del fatto che i giapponesi sono intrinsecamente razzisti al midollo.Ecco una breve carrellata dei cavalli di battaglia del populismo gaijin:

I giappi non mi si siedono vicino in treno, ergo sono razzisti.
Certo, perche’ l’Italiano/ francese/ inglese/ tedesco medio che sale in autobus e ha la scelta tra il sedersi vicino a un connazionale o lo stare spalla a spalla con un extracomunitario di razza diversa, naturalmente non avrebbe alcuna inconscia preferenza, vero? (eh ma dice: il cinese puzza d’aglio, il musulmano ha il barbone e la bomba sotto la tunica, e il negro mi rapina. Eh beh, come darvi torto. Gli americani-europei in Giappone invece, tutti santi, tutti puliti, tutti vestiti Gucci e Prada).

I giappi mi fanno domande razziste tipo se so usare le bacchettine, anche se vivo li’ da 20 anni.
Contestualiziamo un secondo, perche’ il populismo non contestualizza mai. La situazione al contorno e’ questa: sei in ristorante e ti sei trovato di fianco a uno cui non sai che cazzo dire, e allora peschi uno stereotipo dal mazzo, oppure giochi la carta dell’ovvio. Metti che ti si siede di fianco uno vestito da giocatore di basket. Alzi la mano chi non gli chiederebbe: “giochi a basket?” (risposta: graziealcazzo). Beh: lo stesso vale per il giappo di turno, per il quale – lo ricordiamo – giocare la carta dell’ovvio equivale a giocare sul sicuro e iniziare una conversazione del piu’ e del meno.

Detto questo, se alcuni di voi hanno l’iphone e come me sono iscritti all’apple store giapponese, avranno notato che ci sono tantissimi manuali nello store: come avvicinare le ragazze, come comportarsi al primo appuntamento, come comportarsi al love hotel, come essere vincenti con gli amici, come essere simpatici, come comportarsi durante un meeting di lavoro. Sapete che ai giapponesi piace avere bene chiare le regole su come comportarsi. Allora, chi vi dice che se tutti i giappi dicono le stesse cose non voglia dire che da qualche parte ci sia anche un prontuario di frasi fatte da dire allo straniero quando ne incontri uno?

(nota a posteriori: e’ successa anche a me questa storia delle bacchettine. Una volta mi hanno chiesto se le sapevo usare e io, noncurante, ho continuato a mangiare usandole e ho risposto “いいえ、箸は全然使えません” (no, le bacchette non le so usare per nulla). L’ironia li seppellira’: Il tipo prima ha fatto una faccia da wrong input – system error, poi quando ho sorriso l’ha capita e si e’ piegato in due dal ridere).

I vicini giappi controllano se riciclo correttamente la spazzatura.
A me a sentire queste cose viene in mente la classica casalinga italiana di mezza eta’ che controlla ogni mossa dei condomini cinesi appena trasferitisi al piano di sotto. Ce ne sarebbe da scrivere un romanzo.

I colleghi giappi mi chiamano per nome proprio e non per cognome.
Vedi sopra la storia del prontuario: pure questo viene da li’, dallo stereotipo su come comportarsi coi gaijin. Ma d’altronde anche noi occidentali in inglese mettiamo il suffisso -san dietro al nome dei giapponesi, no? E se ci troviamo in mezzo a un meeting di lavoro con 10 americani e 1 giapponese, non verrebbe anche a noi da chiamare tutti gli americani col nome proprio e il giapponese per cognome?

La polizia giappa mi discrimina perche’ sono straniero.
In Europa e America invece la polizia tratta gli extracomunitari esattamente come i locali, vero?

Ma allora, alla fine dei conti, e’ vero che i giapponesi sono intrinsecamente xenofobi e (in)consciamente razzisti? Certo che e’ vero, nessuno lo puo’ negare, ne’ io sono qui a cercare di negarlo. Nemmeno loro, se glielo chiedete, tentano di negarlo. Ma se ricordate non siamo qui a parlare di razzismo, oggi, bensi’ dei blog che parlano di razzismo: blog che piu’ o meno si ripetono tutti, come dicevano, pescando un po’ tutti nel calderone del populismo gaijin.

Questi blog rispecchiano, a mio avviso, un certo disagio dell’uomo bianco che e’ abituato a discriminare e non a sentirsi discriminato. La verita’ nuda e cruda e’ questa, cocchi belli, atro che i sedili del treno lasciati vuoti: ai nostri occhi va bene lasciare libero il sedile a fianco a un senegalese, ma ci sembra un affronto se un asiatico lascia libero il sedile accanto a noi caucasici, profumati & ben vestiti come siamo.

Ditemi che sbaglio se ne avete il coraggio; e pensate a quanto i giapponesi che vivono in Italia ne avrebbero da raccontare, in fatto del razzismo nostro.

PS: anch’io ho fatto i miei bei post di populismo gaijin, ma se l’ho fatto e’ per due motivi: (1) io sotto sotto sono un populista, e (2) in quei giorni non avevo di meglio da scrivere. Ah: e (3): alle volte sfogarsi in un blog ti fa sentire meglio.


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