Porcìa (Porcia in veneto) è un comune italiano di 15.410 abitanti della provincia di Pordenone.
La prima data certa risale al 1178 ed è riportata in un documento rogato nel castello.
Porcia all’epoca non era ancora una entità autonoma, ma faceva parte del territorio del vicino centro di Prata. Tra il 1100 e 1200 i nobili di Prata-Porcia parteciparono alle varie lotte per la supremazia del trevigiano e del Friuli.
Nel XII secolo Gisla (o Gisella), figlia di Ecelino I il “Balbo” della famiglia degli Ezzelini e di Auria, figlia di Riccardo dei conti da Baone, sposerà Guecello I signore di Prata e Porcia.
Verso il 1203 i due fratelli della famiglia dei Prata decisero di dividersi i loro beni e nel 1214 definirono i confini e i rispettivi territori. In questi anni viene collocata la nascita amministrativa del feudo di Porcia.
Il feudo era retto dalla famiglia dei Porcia legata al patriarcato di Aquileia e aveva giurisdizione su circa una ventina di ville attorno al castello.
Nel 1418 la Repubblica di Venezia occupò quasi tutto il Friuli e i conti di Porcia, dopo una prima resistenza, si sottomisero spontaneamente alla Repubblica
La dominazione veneta aveva posto fine a un lungo periodo di lotte e aveva dato inizio anche a un lungo periodo di relativa tranquillità, interrotto prima dalle incursioni turche, in particolare quella del 1499, che danneggiò le campagne intorno a Porcia, poi dalla guerra della lega di Cambrai nel 1508.
Tale guerra scoppio perché la potenza della Repubblica di Venezia intralciava le mire espansionistiche di alcuni sovrani stranieri e contrappose Venezia alla lega di Cambrai formata dall’imperatore Massimiliano I, dal re di Francia Luigi XII, dal re di Aragona Ferdinando il Cattolico, dal Papa Giulio II e vari principi italiani. La guerra si concluse nel 1510.
Dopo la caduta di Venezia, Porcia venne coinvolta nelle guerre napoleoniche e fu uno dei centri della battaglia di Sacile (detta anche dei Camolli), tra francesi e austriaci nel 1809. A partire dal 1815 passò sotto il governo austriaco sino al congiungimento al Regno d’Italia nel 1866.
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