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PORCUS SAXSONIAE – Il Maiale Sassone ossia Martin Lutero

Creato il 06 settembre 2014 da Webrex

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Il Maiale sassone

Non è il nome scientifico di una razza di maiali, ne tanto meno di un fungo mortifico o commestibile. E’ più semplicemente il nome, che per i suoi continui peccati impuri, facili scurrilità, violenza nelle passioni, sfrenato egocentrismo, megalomania, sessualità al parossismo, aizzatore alla guerra dei contadini, (“ era tempo di sgozzare i contadini come cani rognosi” – cfr. Erl. III.306); ancora… di nemico mortale del Papa e affossatore della S. Messa, davano ad un suo conterraneo, meglio conosciuto, come, Martin Lutero.
“PAPA, DA VIVO ERO LA TUA PESTE,
DA MORTO SARO’ LA TUA MORTE
(Martin Lutero)
Vi sono molte testimonianze sia protestanti che cattoliche su quale fu l’ultimo e insano gesto disperato di Lutero. Una di quelle, per la quale la si può considerare la più credibile, è la testimonianza del suo servo personale, Ambrogio Kuntzell. Egli, confuso nell’animo per la fine orribile del suo padrone, confessò ciò che aveva visto.Ecco la sua testimonianza:
- Martin Lutero, la sera prima della sua morte, si lasciò vincere dalla sua abituale intemperanza e con tale eccesso che noi fummo obbligati a portarlo via del tutto ubriaco e coricarlo nel suo letto. Poi, ci ritirammo nella nostra camera, senza presagire nulla di spiacevole. All’indomani, noi ritornammo presso il nostro padrone per aiutarlo a vestirsi come d’uso. Allora - oh, quale dolore! -­ noi vedemmo il nostro padrone Martino appeso al letto e strangolato miseramente. Aveva la bocca contorta, la parte destra del volto nera, il collo rosso e deforme… ”Costoro (prìncipi suoi convitati) colpiti dal terrore come noi, ci impegnarono subito, con mille promesse, e coi più solenni giuramenti, ad osservare il massimo silenzio in quanto nulla fosse fatto trapelare. Ci ordinarono di staccare il cadavere da quel capestro e di metterlo sul letto e di divulgare in seguito al popolo, come il “ maestro Lutero” aveva improvvisamente lasciato questa vita.- Questo fu il racconto del suo servo Kuntzell (o Kudtfeld) pubblicato ad Aversa nel 1606, dallo storico Henricus Sèdulius (1549-1621)
Un certo dottor De Coster, constatò che la bocca di Lutero era contorta, che la parte destra del suo viso era nera e che il collo era rosso e deforme, come se fosse stato strangolato. A tal prova, esiste un ritratto, effettuato con la tecnica dell’incisione, che venne eseguito, il giorno dopo la morte di Lutero, da Lucas Fortnagel, documentando così l’anatomica deformazione del suo volto. Questa incisione fu pubblicata da Jacques Maritain nella sua opera: “ Tre Riformatori” a pag. 49.
Immagine Lutero morto
Quindi Lutero non morì di morte naturale come i protestanti hanno scritto falsamente sui loro libri, ma morì suicida e Maritain, inoltre, elenca una serie di nomi relativi ad amici e suoi primi discepoli che si suicidarono anche loro.
Altra testimonianza fu quella dell’oratoriano Th. Bozio, che nel suo “De signis Ecclesiae” del 1592, scrisse di aver appreso da un servo di Lutero della sua morte, avendolo trovato impiccato alle colonne del suo letto.
Un’altra ancora fu quella del dott. G. Claudine, che nella “Cronaca Medica” del 1900 a pag.99, pubblicò il testo di quella deposizione.
Certo non è bello parlare di un personaggio storico così noto iniziando dalla sua morte, ma personalmente l’ho trovato così, diciamo…liberatorio…
Perché…!? Perché è stato cacciato dalla finestra e ora lo vogliono far rientrare dalla porta.
PRIME FALSITA’
Lutero, nacque a Eisleben, in Sassonia il 10 di novembre 1483. Trascorse i suoi primi quattordici anni a Mansfeld, frequentando le scuole private locali.Per un anno frequentò la scuola dei canonici a Magdeburgo, successivamente la scuola di S.Giorgio a Eisenach. A 18 anni entrò nell’università di Erfurt dove studiò filosofia e diritto. Nel 1505 era già dottore in Filosofia. Ora, la motivazione della sua entrata in convento degli “Eremiti Agostiniani”, avvenuta il 17 di luglio 1505, così come la raccontò lo stesso Lutero, risultarono essere molto difformi dalla realtà. Egli, nella sua versione, disse che vi entrò, non perché attratto, quanto invece ne fu trascinato per la paura di una morte improvvisa (“non tam tractus quam raptus”). Nel suo racconto vuole far credere che in seguito ad un violentissimo uragano, nei pressi di Stotternheim, subì un forte trauma per lo spavento in quanto stava per morire. In realtà, secondo quanto fu pubblicato da un giurista di nome Dietrich Emme, sul suo libro “Martin Luther, Seine jugend unde studienzeit 1483-1505. Eine dokumentarische darstelleng. ( La giovinezza e gli anni di studio dal 1483 al 1505. Bonn 1983), Lutero entrò in convento per non cadere sotto gravi sanzioni giuridiche per aver ferito a morte, durante un duello, un suo collega di studi.
Jérom Buntz, è il nome del suo collega di studi, che dopo aver superato insieme l’esame di “Magister”, venne ferito a morte dallo stesso Lutero. Per sfuggire alla condanna, oltre che incorrere in due scomuniche, andò dal suo protettore e amico Johannes Braun, vicario collegiale a Eisenach, per chiedergli consiglio, il quale , per evitare un processo giudiziario, lo sollecitò ad entrare in un ordine religioso.
Fu così che entrò nel convento degli “Agostiniani”, in quanto lo stesso convento era coperto dal diritto di asilo. In seguito fattosi “frate”, anche se reo confesso del suo delitto, rimase sempre inquieto e turbato. Lo dirà lui stesso durante una predica nel 1529: “ Ego fui, ego monachus , der mit ernst fromm wolt sein. Sed je tieffer ich hin ein gangen bin, yhe ein grosser bub et homicida fui”. (Io fui, io Monaco, che voleva essere seriamente pio. Invece, sprofondai ancor di più: io sono stato un grande mascalzone e omicida. WA W 29,50,18). In un altro discorso conviviale trascritto dal filosofo e teologo protestante Veit Jakobus Dieterich si legge: “ Per un singolare consiglio di Dio, sono diventato monaco affinchè non mi arrestassero, altrimenti lo sarei stato facilmente e così non poterono, poiché tutto l’Ordine si occupava di me (WA tr 1,134,32)
Non si può fare a meno di pensare che la sua chiamata divina, più che un bisogno interiore di solitudine di preghiera e di servizio, fu causata da una paura piena di angosce e lotte morali, con continui periodi di crisi e mancanza di pace interiore per evitare un processo ed una condanna, sicuramente a morte.
Fu dopo questo tormentato e travagliato approcciarsi alla fede che cominciò probabilmente, con sofisticati ragionamenti, a teorizzare sulla “giustificazione mediante la sola fede” senza le opere, grazie al sacrificio del Cristo che ha portato su di sé i peccati degli uomini. Infatti sul suo testo “ In Esaiam prophetam scholia”:…”i miei peccati non sono miei, perché essi non sono in me, ma sono in un altro, cioè nel Cristo, per cui non possono nuocermi…bisogna che essi (i peccati) siano allontanati dal tuo sguardo, in modo che tu abbia a guardare non quello che tu hai fatto, non la tua vita, non la tua coscienza, ma il Cristo…”
Estrapolando alcuni episodi della sua vita, racconta un suo amico, Filippo Schwarzerde detto Melantone (14947-1560), collaboratore di Lutero nell’opera della Riforma protestante, che spesso, quando Lutero pensava con profonda attenzione alla collera di Dio, o ai clamorosi esempi di castighi divini, egli veniva colpito da un terrore tale da perdere quasi i sensi. Ripeteva frequentemente “Dio ha rinchiuso gli uomini nel peccato per usare misericordia a tutti.” (conclusit omnes sub peccatum ut omnium misereatur). Come se cercasse di far ricadere su Dio la responsabilità dei peccati degli uomini.
Il teologo e umanista Iohann Cochleus (1459-1552) racconta a sua volta di una crisi che colse Lutero quando era monaco. Mentre assisteva ad una lettura del vangelo di san Marco e precisamente un passo che riguardava un indemoniato, Lutero cadde a terra gridando:”Non sono io! Non sono io!...”
In un frammento del “Propos de Table “, vi è un dialogo tra Lutero e il pastore di Guben, M.Leonardt avvenuto nel 1551. Lutero racconta che una volta il diavolo lo aveva malvagiamente tormentato e spinto fino al punto di non essere più capace di recitare il Padre Nostro e i salmi. In altre occasioni lo aveva istigato ad uccidersi nel momento in cui,sentendosi deriso, aveva preso un coltello in mano. In seguito a questo episodio, tutte le volte che si presentava l’occasione di prendere in mano un coltello, lo gettava via lontano da sé.
“Si racconta”, anche, che una volta Lutero parlando con sua madre, lei gli chiese se doveva cambiare religione. Lui le rispose: ”No, restate cattolica, perché io non voglio ne ingannare ne tradire mia madre”. Alcuni credono che non può averlo detto, però “si dice”, che questo documento, pare che si trovi nella biblioteca del Convento di Santa Maria della Minerva a Roma.
Prima Parte
Sagittarius

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