Pordenonelegge 2014: Intervista a Giorgio Diritti

Creato il 18 settembre 2014 da Mattiabertaina

Il primo giorno a Pordenonelegge.it Festa del libro con gli autori non poteva partire in maniera migliore per gli amanti della settima arte. Quest’anno più che mai la commistione tra il libro e le altre forme d’arte (pittura, cinema…) è così consolidata, segnalando come il festival voglia puntare sulla cultura nel suo complesso senza sminuirne una in particolare. Ieri, alle 16:30, è venuto a Pordenone un grande regista, Giorgio Diritti, il quale per la prima volta si cimenta nel mondo letterario con il suo primo romanzo Noi Due, edito da Rizzoli. La storia narra le vicende di Carlo e Alice, giovani laureati in cerca di un lavoro. Ambientato a L’Aquila dopo la catastrofe avvenuta nel 2009, i ragazzi sono costretti, per via della crisi economica e dall’arretratezza della città dovuta al terremoto, a separarsi e a dirigersi verso il Nord. Alice lavora per una casa famiglia a Genova, mentre Carlo, architetto, si trova a disegnare reggiseni per un’azienda emiliana. La distanza tra loro sarà motivo di riflessione sulla loro storia d’amore e sul loro passato nella città abruzzese, dove i ricordi compaiono per molte parti del romanzo.

Qui sotto la nostra intervista al regista emiliano.

Quali sono le differenze e le somiglianze tra il mondo cinematografico e quello letterario?

-  Scrivere un libro ha delle affinità, certamente, con lo scrivere per il cinema. È sempre comunque un narrare delle storie. Il cinema ti obbliga a una sintesi di tempi, di spazi, certe volte anche di scelte rispetto al budget. Qui invece sei più libero, e questa storia aveva bisogno, secondo me, di una dilatazione di tempi e di modi per cui la letteratura diventava la dimensione ottimale. Sono due mondi diversi, ma entrambi molto affascinati e interessanti.

Si possono trovare alcune affinità con il suo primo romanzo e il suo ultimo film da lei diretto “Un giorno devi andare”?

Le somiglianze ci sono. Credo che i due percorsi siano paralleli ma contemporaneamente autonomi. Qui i protagonisti sono due persone del Sud, che sono costrette, dalla dimensione della non ricostruzione della città di L’Aquila e della dimensione di stagnazione dell’economia lì, a trovare un po’ più di fortuna al Nord. È la dimensione comunque di un rapporto di affetti, è la dimensione di come la società oggi si trova nella difficoltà di soddisfare i bisogni delle persone per il luogo in cui sono nati, ed è anche un percorso che ci interroga su differenti modelli di vita. Sicuramente Carlo va in una direzione che è quella più normale che riguarda lo sviluppo industriale, segue quella filiera produttiva. Alice invece è nell’ambito del sociale. Diventano due modi per capire e forse interrogarsi su qual’è la giusta dimensione di attenzione per il bene dell’uomo.

Ci sarà una possibile trasposizione del romanzo in un film o ha in mente altri progetti? 

Sto lavorando ad altri progetti, e quindi questo non è la priorità dal punto di vista del cinema. Però non è detto che tra qualche anno lo riguardi secondo quella dimensione e diventi magari anche un film.

Che cosa ne pensa del cinema italiano e quali sono i film che più lo hanno colpito quest’anno?

Penso che sia un momento positivo. Il film di Alice Rohrwacher (Le meraviglie) mi è piaciuto sicuramente, ma non è l’unico. La grande bellezza mi è piaciuto e il film di Paolo Virzì (Il capitale umano) mi è piaciuto molto.

Ringrazio enormemente il regista Giorgio Diritti per l’intervista. Continuate a seguirci per ulteriori incontri.

Il video dell’incontro:


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