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"Porta a Porta compie 18 anni: adesso possiamo "fotterla"

Creato il 20 giugno 2013 da Tafanus
Auguri Porta a Porta (di Stefano Balassone)

Porta a Porta compie diciotto anni e dove gliela fanno la festa? In un localetto, riferiscono le cronache romane, in via dei Chiavari. Nulla di più associabile. Un vero diavolo quel Vespa, sempre attento alle connessioni, non solo di idee.

Dal 22 gennaio del 1996 ad oggi il numero degli spettatori è cambiato di poco: un milione di tiratardi che hanno visto il lato ridicolo dei politici che esibiscono il lato umano sotto gli occhi della Valeria Marini di turno.

Fu un rapido crescendo, a partire dal palleggio con racchetta da tennis eseguito dal Antonio Maccanico già il 19 febbraio 1996, con uno share del 19%; per passare in capo a un anno, a Bicamerale in corso, al risotto fatto da D’Alema con le sue proprie mani, che lasciò a bocca aperta il 25% dei bravi cittadini svegli a quell’ora.

Ma mentre gli eredi della cultura comunista e liberale facevano la figura delle sarde a beccafico infilzate in un format che pareva fatto apposta per sputtanare la politica e i politici, con Berlusconi le cose sono sempre andate diversamente. Fino al culmine del “contratto con gli italiani” con tanto di scrivania in ciliegio, che ottenne il 38,5% di share.

Vespa-berlusconi-contratto

La minchiata del secolo: il "Contratto cogli Italiani" - L'unico "contratto" firmato da una sola controparte

Quale era la differenza rispetto al risotto del comunista e ai palleggi del liberale? Che questi esibendo, nel testo, la “normalità” sottolineavano, nel sottotesto, la estraneità. Chi di noi verrebbe ripreso da una troupe mentre soffrigge la cipolla o fa il pallettaro sul campo di tennis? Berlusconi invece esibiva la leadership ma appariva (all’Italia delle partite IVA etc) come un italiano più “grande” e più ricco, ma non diverso, tant’è che la fiducia anziché sulla coerenza ideologica la fondava su un normale “contratto”, come si fa tra le persone normali. Quelli che da grandi si facevano piccoli, risultavano fasulli, come un orso travestito da gatto. Mentre Silvio, che era un piccolo diventato grande, sembrava uno che stesse firmando l’impegno per un mutuo. E comunque è chiaro perché Grillo ha dichiarato l’ostracismo ai talk show: per non finire prima o poi nella gabbia di Vespa, magari a dibattere con Alba Parietti, senza Rete di salvataggio.

Stefano Balassone


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