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Portal – “Seepia”

Creato il 03 marzo 2013 da Giacomo @giacomogbianco

220px-Seepia_CoverOggi parliamo dei Portal, band australiana, e nella fattispecie del loro debut album del 2003, Seepia. I nostri propongo una mixture pazzesca per poliedricità musicale. Partendo da una base black contaminata dal death più tecnico, fanno della musica un uso estremo e sperimentale. Possiamo definirli in poche parole Avantgarde Metal, con pesanti influenze black e death.

La parola d’ordine è caos. Seepia è un album che si muove vorticosamente su sé stesso, che dissemina una quantità inaspettata di variazioni, ma anche di potenza e brutalità.
La prima traccia è Glumurphonel, una sfuriata continua di black/death. L’ascoltatore si chiede: ma che succede?!? La risposta è semplice: questo è avantgarde, nulla è scontato e tutte le convenzioni vanno a farsi benedire in favore di un’anarchia sonora, in cui tutte le soluzioni possibili trovano possibilità d’espressione. La seconda Vessel of Balon è una traccia maggiormente orientata verso il Black Metal più canonico, ed assistiamo ad una messa da parte delle soluzioni più sperimentali. La terza traccia è Tempus Fugit, dove delle campane dissonanti preludono al caos totale, dove più nulla è come l’abbiamo conosciuto. La quarta, Sunken, è caratterizzata dai blast beats e dalle chitarre terrose che s’impastano in un nuovo contesto terroso, molto grezzo nella pur curatissima produzione dell’album. La quinta traccia è Atmoblisters, introdotta dal pianoforte, e rappresenta il brano più sperimentale dell’intero album. Transcending the Mere Multiverse è invece il brano più death del lotto, caratterizzato dalla maggior brutalità nell’esecuzione. La settima canzone in scaletta è Antiquate, pezzo assai particolare. Il brano si presenta come uno strumentale che ricorda vagamente lo Sludge Metal più atmosferico, che tanto mi ha ricordato gli italiani Lento. Il ronzio di sottofondo può ricordare un segnale radio captato da chissà quali meandri dello spazio. L’ultima traccia, The Endmills, chiude l’album con le sonorità più black ed avantgarde che avevamo già sperimentato all’inizio, confezionando un’opera particolarissima, per palati esigenti.

Il disco si presenta bene, nel senso che è ben suonato e ben prodotto. Tuttavia, sarà che non adoro particolarmente le sperimentazioni e l’avantgarde in generale, ma non mi ha colpito più di tanto. Per essere obiettivi, riconosco che ha un suo perché, però se il genere è così di nicchia riesco a spiegarmene il motivo. Non a tutti (per fortuna) piace un genere che fa della sola sperimentazione l’unica via percorribile. La sperimentazione la vedo bene piuttosto quando affianca una base solida ben delineata, in funzione di puro abbellimento. Qua invece è la parte portante e questa cosa la vedo come un azzardo stilistico.

Tracklist:

  1. Glumurphonel – 5:08
  2. Vessel of Balon – 2:41
  3. Tempus Fugit – 4:20
  4. Sunken – 3:08
  5. Atmoblisters – 4:09
  6. Transcending the Mere Universe – 3:02
  7. Antiquate – 2:38
  8. The Endmills – 6:39

Line up:

The Curator – vocals

Horror Illogium – lead guitars

Aphotic Mote – rhythm guitars

Werm – bass

Mephitic – drums

Voto:

1-stella-e-mezza



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