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Il mare d'inverno è un concetto quasi banale, tanto che ci hanno scritto chissà quante poesie e canzoni. Però questo legame è talmente forte che è parte di me, forse perchè mi abita vicino; è come la strada di casa che conosci a memoria e, del mare, riconosci quell'odore di salmastro, i colori e i suoni. I ricordi di quand'ero bambina, quando all'alba mi portavano a passeggiare in diga, perchè l'aria di mare mi faceva bene ai polmoni. O la domenica a raccogliere conchiglie. Quante ceste piene di conchiglie ho a casa, persino un paio di stelle marine.Il mare che quando c'è la nebbia diventa un tutt'uno "bagnato" di foschia con il cielo, così lattiginoso e bianco, così freddo che la senti nelle ossa, quell'umidità.E stamattina presto leggevo un racconto di Bukowski e ripensavo a quella volta che ti chiesi di portarmi al mare, anche se a te non piace, ma io ti risposi "il mare in inverno è diverso".
Carico di malinconia.
"Più di tutto gli piaceva la fine dell’estate, no l’Autunno, forse era autunno, sia come sia, faceva freddo alla spiaggia e lui amava fare delle passeggiate sulla battigia subito dopo il calar del sole, non c’era in giro nessuno e l’acqua sembrava sporca, l’acqua assomigliava alla morte, e i gabbiani non volevano addormentarsi, odiavano addormentarsi. e i gabbiani calavano in basso, volavano bassi domandandogli gli occhi, l’anima, quel che restava della sua anima.se non vi è rimasta molta anima, e lo sapete, vi resta ancora dell’anima.poi lui si metteva a sedere e fissava l’acqua fino all’orizzonte e quando si fissa l’acqua fino all’orizzonte, diventa difficile credere in qualsiasi cosa"
Un dollaro e venti centesimi, estratto dalla raccolta “Compagni di sbronze”