Magazine Maternità
“Immagino che qui non possiate usare la fascia”, mi chiede una mamma avendo quasi timore della risposta,
“noi la usiamo, crediamo nella relazione ad alto contatto e nel portare i piccoli”, fu la risposta accolta con un sorriso.
“Noi” siamo un nido che nasce nel cuore del centro di Bergamo, un nido che dopo diverse riflessioni a livello educativo ha deciso di utilizzare e promuovere il “portare i piccoli”.
Spesso i genitori trovano una porta chiusa alla richiesta del portare, alcuni nidi ed educatori, credono che all’interno di una struttura educativa, non si possa o non si riesca a farlo. Questa invece è la mia esperienza.
Mi chiamo Paola, sono un’educatrice di nido da sei anni. Mentre scrivo ho le mani libere perché indosso la fascia lunga e al suo interno si è addormentato un bambino di cinque mesi.
Abbiamo finito da pochi giorni il periodo di ambientamento qui al nido. Come educatrice credo che la fascia sia un ottimo strumento da utilizzare. In stanza devo dedicare la mia attenzione a diversi bambini ed essendo con i bambini piccolissimi (meno di dodici mesi), il contatto fisico è molto importante.
È fondamentale, a mio parere, che gli educatori rispondano al bisogno dei bambini di essere tenuti in braccio, di essere accolti nei momenti più carichi emotivamente della giornata come ad esempio il momento del saluto, quando i genitori affidano i loro bambini a noi e quando il bambino ha bisogno di lasciarsi andare al sonno, ma ancora non conosce bene il nuovo spazio nido.
Accogliere e soddisfare un bisogno quindi non solo da un punto di vista verbale, ma soprattutto fisico, questo perché per i bambini la comunicazione non verbale ha maggiore valenza rispetto a quella verbale.
La fascia permette così a noi educatori di accogliere questi bisogni e avere comunque le mani libere per le richieste di altri bambini. Essere educatrice non significa suddividere le proprie attenzioni verso i diversi bambini, ma cercare di rispondere nel modo più efficace a ciascuna.
Portare, attraverso diversi strumenti come il mei tai, la fascia lunga, la fascia ad anelli, permette di far nascere una relazione con il bambino che con il tempo si trasformerà in un rapporto di fiducia.
Per un bambino l’esperienza nido è un passaggio carico di emozioni ed essere a “con-tatto” con la persona che si prende cura di te, non solo aiuta il piccolo a sentirsi accolto, ma permette all’educatore di osservare ed essere tempestivo alle richieste fatte.
Inoltre spesso i bambini che arrivano al nido hanno già potuto sperimentare, questo tipo di relazione ad alto contatto, con i loro genitori e continuare l’esperienza del “portare” li rassicura ancora di più.
Sarà poi compito della figura di riferimento trovare una modalità per accompagnare il bambino a costruire una maggiore autonomia, che non vuol dire rinunciare al portare, ma trovare una mediazione, un passaggio verso il “poter camminare sorretti dalle proprie gambe”.
Come portiamo, come siamo portati, condiziona la percezione del nostro corpo, essere accolti in un caldo abbraccio rassicura e aiuta ad affrontare le proprie fatiche. Il con-tatto fisico accompagna il bambino all’interno del grembo materno, è la prima forma di relazione che conosce, la prima che gli permettere di essere attore attivo nello scambio relazionale.
Si può, si può utilizzare la fascia in un nido, è un importante strumento che l’educatore può utilizzare aiutando il bambino a riconoscere le proprie competenze e abilità.
“Un bambino ascoltato, è un bambino che in futuro saprà ridare questa esperienza agli altri, rimettendo in circolo l’amore che gli è stato donato”.
Paola, nido Valsecchi di Bergamo.
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