La Facoltà di Giurisprudenza si è organizzata, come ogni anno…
Prima si è inscenato un vero e proprio piccolo processo, con la partecipazione dei ragazzi e le arringhe degli avvocati. Poi è venuto il turno del dipartimento di economia, rappresentato dalla Prof.ssa Gentilucci, il sottoscritto e Marco Ginanneschi. Si è parlato della didattica, degli investimenti all’estero e si è giocato alla borsa.
Dieci produttori di mele (con quantità e costo di produzione indicato) si sono seduti davanti a dieci acquirenti. L’offerta era concorrenziale, tutti i produttori avevano la stessa quantità da vendere, ma produttività diversa. Quindi ognuno aveva il suo costo di produzione e l’indicazione di un prezzo minimo, al di sotto del quale si vendeva in perdita. La domanda di mele, al contrario, era molto concentrata. Due aziende di confetture rappresentavano il 74% della domanda. I restanti erano piccoli produttori. Anche i produttori di marmellata avevano indicato un prezzo massimo di acquisto, oltre il quale non avrebbero ottenuto più un utile per costi di produzione eccessivi.
Iniziano gli scambi ed i venditori più veloci riescono a spuntare prezzi di gran lunga superiori al minimo imposto dai loro costi di produzione. Così, gli agricoltori meno produttivi e meno veloci si trovano subito a dover fare i conti con un livello di prezzo inferiore al rispettivo costo di produzione.
Prima considerazione: Le aziende meno produttive rischiano di rimanere fuori dal mercato. La produttività è un indicatore prioritario per ogni imprenditore.
Il prezzo scende a 3 € a cassetta. I due produttori di marmellate dominanti iniziano ad acquistare. Sono così bravi da far scendere il prezzo fino a 0,50 €. Una ragazza sbuffa e afferma: “A questi prezzi non vendo le mie mele. Un pò ne regalo a mia madre, un pò a mia nonna e con il resto le marmellate le faccio da sola”.
Seconda considerazione: Un economista la chiamerebbe strategia di integrazione a valle. Se i mercati di sbocco sono ostili, una delle possibili soluzioni è quella di entrarci. Da produttrice di mele la ragazza diventa produttrice di mele e di marmellate e si rafforza nel mercato.
Ormai le mele sono state quasi tutte vendute e i produttori di marmellate hanno soddisfatto le loro necessità. Ecco che, ad un minuto alla chiusura, un nuovo soggetto si fa avanti e domanda mele per un prezzo di 50 € a cassetta. E’ l’AD dell’azienda “Prendo tutto io Spa”.
I produttori di mele rimangono a bocca aperta e sconcertati. Il prezzo, fino a quel momento è oscillato tra i 20 € e o,5 € a cassetta. Purtroppo non hanno più nulla da offrire. Gli acquirenti di prima, cioè i produttori di marmellate, si fanno prendere dalla frenesia: iniziano a vendere quasi tutti. Solo due ragazze, in società, esclamano: “Ma se vendo le mele come produco la marmellata? Io me le tengo, ho una azienda da mandare avanti.”
Le ragazze che si sono rifiutate di vendere, quindi, potranno continuare a produrre marmellate, potranno mantenere i loro dipendenti e continuare nel loro lavoro. Tutti gli altri sono rimasti a bocca aperta quando hanno capito che, altre mele, non c’erano e bisognava aspettare il prossimo raccolto.
Terza considerazione: La speculazione uccide i mercati e l’economia reale. Pertanto di dieci aziende, una sola si è salvata dalle tentazioni della speculazione. Si sono persi 140 posti di lavoro e 140.000.000 di capitale. Di certo non è andata meglio ai produttori di mele, poichè i meno produttivi hanno venduto il raccolto, ma in perdita, mentre gli altri hanno raccolto poche briciole.
Un ragazzo ha esordito con la frase “Io vendo tutto e parto per le Maldive”. La risposta è stata: “I tuoi lavoratori ti aspettano sotto casa, reclamano il loro salario e la cifra guadagnata dalla vendita delle mele che dovevi utilizzare per le marmellate non è sufficiente”. I suoi occhi si sono sgranati.
Un’altro con due dipendenti si è posto il problema “Ai miei cosa gli dico?” (dipendenti s’intende, non genitori). La risposta è stata: “La tua azienda è familiare: dovrai parlare con tua moglie ed i tuoi figli”.
Le uniche sollevate sono le due che si sono poste un “problema etico”. Quello che dovrebbe porsi ogni attore che ha il compito di regolamentare i mercati finanziari. A questo punto, tra il malcontento generale per i mancati guadagni, si fa strada una voce “Tanto anche loro (le due ragazze etiche) dovranno fare i conti con la multinazionale! Sopravviveranno?”.
Quarta ed ultima considerazione: Non si sa. E’ vero che dovranno fare i conti con la multinazionale, ma, l’anno prossimo, di venti imprenditori ne rimarranno 5 o 6 di cui un solo produttore di marmellate. Se saprà differenziare il suo prodotto con marchi di qualità, certificazioni e scelte oculate ed opportune di mercato, potrà operare in una nicchia che garantirà giusti guadagni.
Questo esperimento non è il mercato, non è l’economia, ma è una rappresentazione simbolica dei problemi che gli economisti affrontano.
Grazie ai ragazzi per aver costruito, da soli, una lezione su cui riflettere!
Ed ora, mi tolgo qualche sassolino dalla scarpa: Tanto tempo fa un uomo di certa cultura è scivolato sul termine “bamboccioni”, di recente uno sfigato è scivolato sul termine “sfigati” (come il bue che dice cornuto all’asino)…
Quando parlate di giovani ricordatevi che sono la parte più pura e genuina della società che tanto può insegnare a tanti spara-sentenze vuoti e sporchi. Dai giovani si impara il mondo di domani, dagli adulti si osservano gli errori del presente. Lasciarli liberi di sperimentare e di esprimersi è l’unica scelta etica che il “mondo dei grandi” può fare!