Reggia di Portici
Il Miglio d’Oro è un tratto di strada che va da Portici a Torre Annunziata, fiancheggiato da ville stupende. L’aristocrazia napoletana cominciò a costruirle nel ‘700 per imitare il re Carlo di Borbone, che si era fatto edificare a Portici un magnifico palazzo. Nacque così uno dei patrimoni architettonici e storici più importanti dell’area, il Miglio d’Oro delle Ville Vesuviane.Il Palazzo Reale di Portici, progettato come dimora estiva del re Carlo di Borbone, assunse in breve una duplice destinazione: residenza reale e sede del Museo Ercolanese (dove erano conservati gli oggetti portati alla luce dagli scavi di Ercolano). Oggi la reggia è sede della Facoltà di Agraria. Nel corpo principale della reggia, interessanti alcuni ambienti affrescati del piano nobile.Molto bello il parco, meta prediletta degli abitanti di Portici. Ferdinando IV vi fece costruire il “fortino” (copia ridotta della “Fortezza di Capua”) per rendere più realistiche le esercitazioni militari.Le Ville Vesuviane (ben 121), meta di villeggiatura dell’aristocrazia borbonica, furono costruite con gusto scenografico e rivolte verso i bei panorami del golfo.Villa Campolieto
Nella maggioranza dei casi presentavano parchi spettacolari, ornati con chioschi, boschetti, fontane, panchine, laghetti, orti e busti di marmo; talvolta avevano giardini aromatici, arricchiti di essenze mediterranee ed esotiche alquanto rare, ad imitazione di quanto accadeva per la Reggia di Portici. Spesso nella progettazione del parco, ci si orientava sui modelli francesi ampiamente pubblicizzati in tutta Europa.Dopo l’Unità d’Italia si avviarono a una progressiva decadenza; molte sono state restaurate di recente. A Ercolano merita una visita Villa Campolieto, la più famosa, opera di Luigi e Carlo Vanvitelli. È rinomata per la bellissima esedra aperta sul golfo, dove durante la stagione estiva si svolge il “Festival delle Ville Vesuviane”, manifestazione internazionale di teatro, musica e danza. Gli spettacoli hanno luogo anche in altre ville del Miglio d’Oro, come la Favorita, realizzata nel 1768 da Ferdinando Fuga, con il bel parco sul mare. Questa villa fu abbellita con un parco dei giochi e macchine per esercizi di ginnastica, che venivano aperti al pubblico durante i giorni di festa dei mesi estivi, determinando una grande affluenza di popolo.NOLA E LE BASILICHE DI CIMITILE
Cippus Abellanus
Tra le città della pianura fertilissima che si estende attorno al Vesuvio, vale la pena fare una sosta a Nola. Da non perdere il Museo Storico Archeologico, sito in pieno centro storico, nelle sale dell’ex convento delle Canossiane e che raccoglie ed espone una parte dell'immenso patrimonio archeologico ed artistico che l'area nolana possiede; corredi funerari, vasi, suppellettili ed altri oggetti testimoniano la ricchezza di Nola dall'VIII sec. a.C. all'inizio dell'età medioevale. Nel Museo sono inoltre conservati reperti risalenti all’età del bronzo antico (circa quattromila anni fa) ritrovati in un insediamento non lontano dalla città, seppellito dalla grande eruzione detta delle “Pomici di Avellino”, del 1900 a.C. Nell’atrio è esposto il Cippus Abellanus, un blocco di pietra che porta scolpito sulle due facce, in scrittura osca,un trattato federale tra Nola e Avella.Nel Museo Diocesano, adiacente alla Cattedrale sono esposti busti-reliquari in legno del ‘600 e codici miniati, oggetti d'arte sacra, ostensori, dipinti e sculture di grande pregio e valore artistico, che offrono un interessante ed inedito spaccato della storia di Nola e del suo territorio. Nel centro storico, in piazza Giordano Bruno, sorge Palazzo Orsini, costruito tra il 1460 e il 1500, oggi sede del tribunale. Interessanti le passeggiate sulle colline intorno alla città, dove si trovano il Seminario Vescovile, il Convento dei frati Cappuccini, le pittoresche rovine di Castel Cicala con il suo borgo e l’Eremo dei Camaldoli.Basilica Paleocristiana di Cimitile
A pochi chilometri da Nola sorge la cittadina di Cimitile, divenuta famosa per il magnifico complesso di basiliche paleocristiane, luogo unico di cultura, archeologia, fede e storia. Il nome deriva da un cimitero in uso a partire dal II sec. d.C. Nei pressi della necropoli pagana, i primi cristiani seppellirono i loro morti e trovarono rifugio dalle persecuzioni. Qui fu sepolto san Felice, e intorno alla sua tomba si sviluppò un santuario. Nel 394 il nobile Paolino, poi divenuto vescovo di Nola e santo, vi fece costruire una basilica. Intorno a questi luoghi sacri prese corpo nel tempo un complesso di almeno tredici edifici, dedicati ai santi Felice, Stefano, Tommaso, Calionio, Giovanni, ai Martiri e alla Madonna degli Angeli.Si tratta di uno dei più affascinanti esempi di arte paleocristiana in Italia, comprendente basiliche, chiese, edicole, decorate da affreschi e mosaici. Davanti alla Madonna dell’Arco termina il pellegrinaggio che porta ogni anno, il lunedì di Pasqua, una fitta schiera di devoti scalzi a percorrere un antico itinerario fino al Santuario di Maria Santissima dell’Arco (dal nome della contrada nel comune vesuviano di Sant’Anastasia, chiamata “Arco” per la presenza di un acquedotto romano).Nel santuario un’enorme quantità di ex voto, accumulata nel corso dei secoli, tappezza le pareti.