Romania-Albania (1948) 0-1, Grecia-Albania (1991) 0-2, Moldavia-Albania (1995) 2-3, Turchia-Albania (1998) 1-4, Malta-Albania (2000) 0-1, Turchia-Albania (2001) 0-2, Kazakistan-Albania (2004) 0-1, San Marino-Albania (2006) 0-3, Lussemburgo-Albania (2007) 0-3, Montenegro-Albania (2010) 0-1, Norvegia-Albania (2013) 0-1, San Marino-Albania (2014) 0-3: erano le dodici vittorie in trasferta della nazionale albanese (solo due delle quali in match valevoli per qualificazioni a Mondiali o Europei) nei suoi 68 anni di storia prima della magica notte di Aveiro: un gol di Bekim Balaj, attaccante dello Slavia Praga, ha permesso agli uomini di Gianni De Biasi di battere a domicilio il Portogallo, una delle potenze del calcio mondiale. Un risultato enorme, testimonianza della crescita del movimento albanese divenuta esponenziale sotto la guida del tecnico italiano che l’anno scorso restò in corsa per la qualificazione al Mondiale fino all’ultimo. Dall’altro canto, come facile prevedere, l’umiliazione: nella prima uscita due mesi e mezzo dopo la fallimentare spedizione in Brasile, Paulo Bento fa i conti con quello che può essere inserito di diritto tra i momenti più bassi della storia del calcio lusitano. Una sconfitta che, non è da escludere, potrebbe portare anche al cambio in panchina. Stasera l’ex calciatore di Benfica e Sporting non ne ha azzeccata mezza.
Non può bastare nemmeno l’assenza di Cristiano Ronaldo per giustificare l’inopinato k.o. casalingo. Passi per il sempre più disastroso Eder al centro dell’attacco (Nuno Gomes, Pauleta e persino il primo Postiga erano oro colato a confronto), Paulo Bento è stato tradito anche dalle due scelte più “in bilico” della vigilia: Vieirinha nel tridente offensivo un pesce fuor d’acqua, Willian Carvalho in cabina di regia un mezzo disastro. Per giunta, dopo un Mondiale fallimentare era lecito aspettarsi più spazio alla “nuova generazione”: alla fine il solo Andre Gomes, tra l’altro tra i migliori in campo, era in campo dal primo minuto fra quelli non presenti in Brasile. L’ingresso di Ricardo Horta che ha avuto un buonissimo impatto sulla gara, accentua le colpe del selezionatore, troppo conservativo nelle sue scelte.
La sconfitta è facile da spiegare: difesa arcigna, linee strette e contropiede le armi scelte – con lucidità – da De Biasi di fronte a una nazionale almeno due categorie superiore. Differenze che non si vedono durante tutto il primo tempo, quando – nonostante la discreta serata di Nani – in avanti le uniche azioni pericolose dei lusitani sono le incursioni su calcio piazzato di Pepe. Nemmeno Moutinho prende in mano i suoi che, già all’intervallo, fanno i conti con i mormorii dei 23mila di Aveiro.
Nel secondo tempo, la tragedia (sportiva, s’intende): al 52′, su cross di Roshi (probabilmente il migliore dei suoi), Balaj calcia al volo, in mezza girata, fulminando l’incolpevole Rui Patricio. Un gol spettacolare, bellissimo, lo stesso attaccante albanese stenta a crederci. La rete getta nel panico il Portogallo, incapace di abbozzare una reazione decente. Il destro a giro di Horta che si stampa sull’incrocio dei pali (e la seguente conclusione di Pepe, a lato) è l’unico pericolo concreto per Berisha fino alla fine, quando i padroni di casa aumentano l’intensità ma fanno i conti con un’inammissibile sterilità offensiva. Al 73′, poi, entra in campo Miguel Veloso: insomma, giovani al potere.
Al fischio finale, è gioia incontenibile per l’Albania e per De Biasi. L’Estadio Municipal di Aveiro fischia sonoramente il Portogallo: sarà difficile non qualificarsi per Francia 2016, ma sarà meglio non fallire il prossimo appuntamento contro la Danimarca.