I riflettori sono puntati sulla Penisola Ellenica, ma l'Europa non ha un solo "anello debole". Tutto sembrava partito da lì, insieme all'Irlanda. Beh è il Portogallo. Passando quasi sotto silenzio, la situazione portoghese non è delle migliori. Ultimo avvenimento cronologico è stato il suo declassamento da parte di Moody's (che ha colpito anche Italia e Spagna, insieme a Slovenia e Slovacchia), ma forse è la cosa meno peggio che potesse succedere. Il Portogallo, nonostante i tagli, l'austerità, le grandi manifestazioni popolari, gli scioperi (ormai parole d'ordine dell'Europa "debole") sembra stia scivolando in una crisi in stile ellenico:
Le vendite sui titoli di stato portoghesi hanno subito una tale impennata da far temere che il paese stia scivolando in una crisi di liquidità pari soltanto a quella della Grecia.
I rendimenti sui titoli decennali sono arrivati al 15% e quelli sui quinquennali addirittura al 20 per cento: segno che gli investitori vedono un rischio maggiore sul breve termine. Secondo gli analisti, Lisbona non potrà evitare un secondo piano di aiuti internazionali [fonte].
Sotto esame è la capacità di mantenere gli impegni del piano di salvataggio da 78 miliardi di euro e l’idonietà a rivecere un’altra tranche di aiuti da oltre 14 miliardi.Naturalmente l'Europa non vuole rischiare un'altra Grecia: il caso greco fa sì che ci si riesca a muovere prima che succeda il patatrac, anche se la formula sembra non cambiare mai. Ma con tutta questa austerità, dove va a finire la crescita? Stiamo davvero proseguendo nella giusta strada? Dovremmo forse concretizzare il cammino verso l'unione politica? Perché, non credo sia giusto ridurre in ginocchio un paese e metterlo così alle strette solo per un capriccio di pochi (i politici greci hanno stremato la loro terra e di conseguenza il suo popolo ed ora solo quest'ultimo ne paga le conseguenze) ma la sofferenza di tanti
Il rischio ora è che il piano di austerità per pagare il debito freni la crescita. Nel 2011 il Paese è entrato in recessione con una contrazione del Pil all’1.5%. Il fabbisogno di finanziamento per il 2012 e per il 2013, inoltre, superiore alle stime iniziali preoccupa il mercato [fonte].