Magazine Cultura
"Portrait" è una rubrica in cui mi divertirò a delineare i tratti principali di alcuni celebri personaggi che con il loro talento hanno dato vita ad alcune delle più belle opere letterarie, cinematografiche, musicali, ecc. esistenti al mondo. Un piccolo omaggio a quei geni che hanno improntato indelebilmente l'universo artistico fino ad ora.
Chi posa per il blog oggi?
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Tim Burton ____________________________________________________________________________
Tim Burton è uno dei miei registi e artisti preferiti in assoluto. Il suo talento visionario e creativo e la sua capacità di dare vita a storie originali, emozionanti e fuori dal comune lo rendono uno dei racconta storie moderni più amati del mondo. Tra i suoi temi predominanti ci sono l'emarginazione, la morte, la diversità, la solitudine e la ricerca di un posto in cui sentirsi accettati, oltre che la difficoltà di essere sé stessi a dispetto delle opinioni altrui. I suoi film sono caratterizzati da toni cupi e gotici, con ambientazioni bizzarre e che spesso sfiorano la fiaba, e i suoi soggetti sono intrisi di una potente vena poetica e malinconica, con personaggi strambi e dolci e che hanno una visione particolare del mondo. Nato nel 1958 a Burbank, in California, Burton, un ragazzino fantasioso e creativo, sviluppa fin da subito un forte interesse per le storie e le ambientazioni gotiche, tanto che uno dei suoi posti preferiti nella sua città natale è proprio il cimitero. Timido e riservato, ha uno spiccato talento artistico, che lo porta ad essere prima di tutto un disegnatore, e anche una passione incommensurabile per i film, dove trova rifugio e compagnia. Diventato maggiorenne, vince una borsa di studio della Disney e quindi inizia a frequentare il California Institute of the Arts di Valencia, dove ha la possibilità di approfondire le sue conoscenze artistiche. Il 1979 è un'importante data per Tim perché diventa uno degli animatori Disney e il primo lavoro che lo vede ufficialmente coinvolto è "Red & Toby - Nemiciamici". Ma questo tipo di film animato non lo soddisfa perché molto -troppo- lontano dalla sua idea di cinema e dal suo mondo immaginario. Così nel 1982 dà vita a "Vincent", il suo primo cortometraggio come regista e sceneggiatore realizzato con la tecnica dello stop motion e che è fortemente autobiografico; un'opera che viene premiata sia al Chicago Film Festival che al Festival di Animazione di Annecy nel 1983, pur non essendo particolarmente apprezzato dai Disney Studios. Poi, è la volta di "Frankenweenie", altro cortometraggio in bianco e nero dove Burton, ideatore del soggetto, riversa la sua vena creativa; tuttavia, a causa della censura della Disney che non permette la visione della pellicola agli spettatori con età inferiore ai 14 anni, non ottiene molto successo, pur collezionando una nomination agli Oscar come Miglior Cortometraggio di Fiction. In seguito a questo episodio, Burton recide i rapporti lavorativi con la Disney. In seguito, viene ingaggiato su consiglio dell'attore Paul Reubens dalla Warner che nel 1985 gli affida la realizzazione del film "Pee-wee's Big Adventure", che ottiene un buon successo. Ma è nel 1988 con il film fantasy horror "Beetlejuice - Spiritello porcello" che Burton fa il grande salto; la commedia, infatti, oltre ad aggiudicarsi un Oscar come Miglior Trucco, è un successone e riscuote consensi dal pubblico, il che porta anche alla realizzazione di una serie tv animata basata sul lungometraggio e che vede il regista in veste di produttore esecutivo. Dopo aver lavorato ad un grande progetto commerciale, "Batman", ed essersi scontrato più volte con la Warner per le scelte riguardanti la realizzazione del film, Tim Burton decide di discostarsi dai grandi studi cinematografici e di fondare la sua casa di produzione insieme alla produttrice Denise di Novi: la Tim Burton Productions. Finalmente libero di dar sfogo al proprio estro creativo, il regista realizza quello che da molti è considerato il suo capolavoro: "Edward Mani di Forbice". Triste e poetico, questo lungometraggio segna l'inizio del sodalizio artistico con l'attore allora emergente Johnny Depp, una delle collaborazioni più fortunate nel mondo del cinema, che perpetuerà negli anni e porterà alla creazione di piccole perle. Dopo questi successi, la Warner decide di affidargli il seguito di "Batman", "Batman - Il ritorno", e il regista accetta alla sola condizione di poter avere piena libertà in ogni aspetto del film. Mentre si dedica a questa parentesi fumettistica, a cui Burton dà un taglio molto dark e oscuro, riprende in mano un vecchio progetto iniziato mentre lavorava alla Disney e mai portato alla luce perché respinto. Si tratta di "The Nightmare before Christmas", uno stupendo lungometraggio animato in stop motion da lui ideato e prodotto e di cui, per mancanza di tempo, affida la regia all'amico Henry Selick, e che porta a una nuova collaborazione con la Disney, che accetta di produrlo. Inutile dire che il film ottiene un successo fantastico ed è tra i più conosciuti al mondo. In seguito, Tim Burton si cimenta in numerosi progetti insieme, tra cui "James e la pesca gigante", musical fantasy ispirato al romanzo di Roald Dahl, e il biobic in bianco e nero "Ed Wood", basato sulla vita del regista Edward D. Wood Jr., figura cinematografica a cui è particolarmente legato nonostante sia considerato il peggior regista di tutti i tempi, e il fantascientifico "Mars Attack!", che però non ottiene il successo sperato. È il periodo in cui Burton acquista i diritti del musical "Sweeney Todd" e pubblica il suo primo libro "Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie", una particolare raccolta di versi. Arriva poi "Il mistero di Sleepy Hollow", film basato sul noto racconto di Washington Irving, scrittore molto amato da Burton, e che riscuote un enorme successo di critica e pubblico e vince anche svariati riconoscimenti; uscito nel 1999 e considerato il film gotico di Burton per eccellenza, la pellicola è anche un esplicito omaggio ai vecchi film horror della Hammer Film Productions che tanto avevano marchiato la sua immaginazione durante l'infanzia. Con il 2000, gli viene proposta dalla Fox la realizzazione del remake de "Il pianeta delle scimmie" del 1968; accetta, ma il film riceve parere contrastanti e viene considerato inferiore rispetto all'originale, ma conquista il pubblico e ottiene un grande successo. Questa è una pellicola decisiva per Burton dal punto di vista strettamente personale perché è su questo set che incontra Helena Bonham Carter, che diverrà sua moglie e preziosa collaboratrice. Poi è la volta del meraviglioso "Big Fish - Le storie di una vita incredibile", a cui il talento di Burton conferisce poesia e dolcezza e che riceve quattro nomination ai Golden Globe e un Oscar per la Miglior Colonna Sonora di Danny Elfman. La Warner Bros gli affida il progetto riguardante "La fabbrica di cioccolato" di Roald Dahl e Burton ne trae una versione più approfondita e oscura rispetto all'originale, inserendo nel film anche particolari che non si trovano nel libro, ottenendo una nomination agli Oscar per i Migliori Costumi. Nel frattempo, nel 2005, parte la realizzazione del meraviglioso e tetro film d'animazione "La sposa cadavere", sempre realizzato in stop motion e basato su un soggetto dello stesso Burton che prende spunto da una vecchia leggenda, che vede per la regia la collaborazione di Tim con Mike Johnson; la pellicola è acclamata e riceve una nomination agli Oscar come Miglior Lungometraggio d'Animazione. Finalmente, nel 2007, la Warner Bros decide di realizzare un progetto a cui Burton è interessato da molto tempo: "Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street". Il film è basato sul famoso musical di Stephen Sondheim e il regista decide di mantenere nella sua pellicola le stesse canzoni e musiche, realizzando un film a metà tra il gotico romantico e l'horror che viene premiato da critica e pubblico. Oltre ai riconoscimenti ricevuti dagli attori, il lungometraggio si aggiudica un Oscar come Miglior Scenografia e il Golden Globe come Miglior Film Commedia o Musicale. Ma i premi per Tim non sono ancora finiti e nel 2008 riceve il Leone d'Oro alla carriera durante la Mostra del Cinema di Venezia, un premio che lo consacra come mito del cinema e regista più giovane della storia ad aver mai ottenuto tale prestigioso riconoscimento. Sempre nel 2007, Burton si dedica ad un progetto in 3D, ovvero la trasposizione cinematografica dei famosi romanzi di Lewis Carrol che insieme danno vita al film "Alice in Wonderland", una pellicola che però non ottiene il successo sperato perché considerata troppo distante dallo stile gotico di Burton, che per la realizzazione aveva preso accordi con la Disney per dare vita ad una produzione più commerciale. Dopo essere stato, nel 2010, il Presidente della Giuria al Festival del Cinema di Cannes, Burton, insieme al fidato Johnny Depp, si butta nella realizzazione di "Dark Shadows", film ispirato alla celebre serie tv anni '70 che mescola creature soprannaturali e intrecci misteriosi. La pellicola, una volta uscita in sala, riceve critiche discordanti, ma raggiunge comunque un buon incasso al botteghino. Altro film che lo vede coinvolto, ma solo nei panni di produttore, e che ottiene opinioni non del tutto positive è "La leggenda del cacciatore di vampiri", con il quale Burton collabora con lo sceneggiatore Seth Grahame-Smith e il regista Timur Bekmambetov. Il suo ultimo lavoro al momento è "Frankenweenie", remake del suo cortometraggio, che viene girato in 3D e in stop motion. È uno dei suoi film più personali e interiorizzati, un ritorno al passato con una storia triste, malinconica e dolce, con la quale ottiene una nomination agli Oscar come Miglior Film d'Animazione.
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