Federarchitetti interviene con durezza sulla questione del POS obbligatorio. A monte di questo provvedimento, voluto dal Governo Monti con lo scopo di ridurre l’uso di denaro contante e di combattere l’evasione fiscale, c’è l’errore di fondo di avere riunito in un unico grande gruppo una massa indistinta ed estremamente eterogenea di contribuenti con caratteristiche, esigenze e peculiarità molto diverse tra loro e non sempre accomunabili in un unico provvedimento legislativo di sintesi. Federarchitetti invita i propri iscritti ad accordarsi con i cliente per l’utilizzo di altri sistemi di pagamento tracciabili.
Valuta Federarchitetti: “Se al consumatore può essere utile, anche se non indispensabile, pagare il gommista o l’elettrauto, o il medico specialista per visite private, o alcune agenzie di servizi per visure, certificati, ecc., tramite POS obbligatorio e Bancomat non lo è altrettanto per pagare la parcella di professionisti anche di medio o modesto livello perché il plafond di spesa della quasi totalità delle carte di debito, quasi sempre inferiore all’importo medio delle parcelle dei professionisti, rende praticamente inutile o addirittura impossibile l’utilizzo della carta di debito”.
L’eventuale necessità di utilizzo del Bancomat per il pagamento della quasi totalità delle prestazioni dei liberi professionisti non si presenterebbe mai o solo in rarissime occasioni, in particolare per quanto riguarda gli architetti e gli ingegneri liberi professionisti, la maggior parte dei quali, è bene ricordarlo, emette un limitato numero di fatture, anche per il ridotto volume d’affari, testimoniato anche dal comunicato stampa dell’Inarcassa, diramato in occasione dell’approvazione del bilancio 2013, che afferma che “circa 40.000 ingegneri ed architetti (il 27% degli iscritti attivi) versano in condizioni economiche al di sotto della soglia di povertà. “
Bisogna anche valutare il fatto che l’installazione e la gestione del POS obbligatorio per l’accettazione di pagamenti tramite carte di debito comporterebbe quindi per gli architetti e gli ingegneri liberi professionisti inutili costi fissi e di gestione a fronte di un utilizzo nullo. I corrispettivi dovuti per le prestazioni professionali possono comunque essere corrisposti con altri sistemi di pagamento “tracciabili” (bonifici, assegni, ecc.) che nei fatti impediscono l’utilizzo di denaro contante e la temuta evasione fiscale.
Perciò, Federarchitetti ribadisce con fermezza la contrarietà al provvedimento che rende obbligatorio il POS nella convinzione che il POS stesso, nel caso degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti, sia uno strumento del tutto inutile per la prevenzione dell’evasione fiscale, ma soprattutto inutilizzabile nella quasi totalità dei casi.
La conclusione, e la proposta costruttiva, di Federarchitetti è l’invito agli iscritti a concordare preventivamente con il cliente e a sottoscrivere, per ciascun incarico professionale, lettere/contratto nelle quali sia previsto esplicitamente che le fatture emesse in relazione alle prestazioni professionali siano pagate unicamente con mezzi tracciabili, quali assegni, bonifici, ma con esclusione di carte di debito e/o di credito.
Dovuta e quasi scontata, infine, la chiosa della comunicazione, che dimostra, nonostante la contrarietà di Federarchitetti al POS obbligatorio, che la lotta all’evasione è un principio valido quasi universalmente mai messo in dubbio nemmeno in un contesto di discussione acceso e lungo: l’impegno a promuovere con adeguate campagne di informazione la lotta all’evasione fiscale sia presso gli iscritti sia presso la loro clientela e a dare la propria disponibilità a condividere questo impegno, ove richiesto, con i competenti organi della pubblica amministrazione.