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Positività e droga indiana

Creato il 09 aprile 2015 da Sopravvivereinindia @svivereinindia

Sto leggendo un libro che sprizza ottimismo da tutte le righe, è anche un bel libro dal titolo “How Starbucks saved my life”. In soldoni è la storia di un uomo ricco che perde tutto, o quasi, e ritrova la gioia lavorando per Starbucks, l’ho comprato su Amazon ad un prezzo stracciato perché la versione che mi aveva prestato la mia amica l’ha mangiata il cane.

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Essere positivi è importante, perché la vita, a giorni alterni, ci regala momenti di merda e se noi li farciamo con il pessimismo il gioco è fatto, la lametta si avvicina lentamente alle vene, come ci ha insegnato la grande Donatella, e sbam tutto finito. Io faccio quello che posso, se mi sfogo sul blog è solo per resistere a questa guerra chiamata Michela vs Indiani, una guerra che non ho iniziato io ma che ho cercato di fermare sul nascere in tutto i modi, facendo la faccia carina come mi hanno insegnato le baby modelle americane. Non è facile sapete barcamenarsi fra manager che mi chiedono soldi per lavori che non faranno mai dicendo a mio marito che “no Sir, io non ho mai preso un soldo” o facendo la mia famosa camminata della vergogna di venti minuti sotto un sole che ti uccide con bambini che si fermano per ridermi in faccia e uomini che chiamano i loro amici per correre a vedere il fenomeno da baraccone. Il fenomeno sono io casomai non si fosse capito.

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Anche se tutte queste rotture di palle cadono sulla mia testa come le polpette cadevano sul famoso cartone animato, io cerco nel mio privato di farmi scoraggiare il meno possibile. Quale cosa migliore da fare se non elencare tutti i pregi che sto avendo dalla mia vita oltreoceano, vita che certi giorni non augurerei neanche al mio più acerrimo nemico e vi posso assicurare che al mio più acerrimo nemico ho augurato di tutto.

  1. Sto imparando l’inglese. Detta così può sembrare una cosa da poco, ma per una come me che per anni si è ostinata a non parlare una parola di english perché era una lingua che non mi piaceva, non è mica stato facile. Le conversazioni in inglese e la concentrazione sempre a mille hanno giovato al mio piccolo cervellino di stupida e con orgoglio domenica una mia amica ha detto: “ma avete sentito quanto è migliorata Michela in inglese? I’m very proud of u”. Io mi sono alzata ho fatto il gesto delle afro-americane big mama e ho esordito con “I’m the queen baby”.
  2. Mi faccio le ossa perché qua mi prendono per il culo anche i bambini. Non so quale sia il vero motivo se i miei capelli afro o semplicemente il mio status di negra ma qua mi prende per il culo anche l’ultimo degli ultimi quello che per intenderci non osa guardare negli occhi nessuno. Questa mattina un gruppetto di ragazzini con la divisa color baby-diarrea mi ha vista, il più bullo della compagnia si è fermato di fronte a me e appena ho girato le spalle ha urlato qualcosa nella sua lingua e tutti hanno iniziato a ridere. Inizialmente volevo girarmi e lapidarlo poi ho cercato di rilassarmi ripetendomi questo mantra: “Obama è nero e guarda dov’è arrivato e magari loro ti odiano perché sentono che sei italiana, ma pensa che mentre in Italia costruivano la cappella sistina loro ci guardavano e ci invidiavano”. Poi ho pensato anche che essere vittima dei bulli aumenterà la mia autostima e sono sicura che tutti i più grandi geni almeno una volta nella vita sono stati presi per il culo da qualche scemo.
  3. Non morirò di alcolismo perché una bottiglia di vino che in Italia al LIDL costa 85 centesimi qua costa non meno di 15 euro, vi lascio immaginare il retrogusto acetato che non è molto invitante. Ovviamente anche l’India ti offre alternative allettanti infatti si vocifera che qui la droga sia super cheap, sarà per questo che sono tutti strani? Io però mi tengo alla larga dalla droga perché la mia più grande paura è morire in India, nella più grande democrazia del mondo, che poi con la sfiga che ho metti caso mi reincarno di nuovo qua.
  4. Ho conosciuto donne da ogni parte del mondo e, devo ammetterlo, non sarebbe stato possibile se fossi rimasta a Fratte C. caput mundi.
  5. Last but not least ho iniziato a scrivere questo blog. Lo so che per voi non è tanto, a volte vi fa cagare e a qualcuno fa cagare sempre ma per me è stato un buon repellente ad una morte lenta ma certa! Lo so che alcuni di voi non sono contenti del fatto che io parli dell’odio degli indiani verso i negri o dell’odio degli indiani verso qualsiasi cosa che li avvicinerebbe alla civiltà ma che ci vuoi fare non si possono accontentare tutti e io ho iniziato ad accettare anche questo fatto. Ah sì, accettare tutti è una cosa che mi ha insegnato l’India.

Adesso basta che tutto questo ottimismo mi sta ammazzando e quasi quasi mi viene voglia di festeggiare con una bottiglia di vino acetato o con una busta di droga indiana!


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