Ci piace guardare i cartoni animati. Quando torno dal lavoro è un piccolo rito: ci sediamo sul divano, Cigolino e io, e ci guardiamo almeno 10 minuti di cartoni. Tutto il tempo che la sua attenzione sempre in movimento permette. Poi segue voglia di stare sul tappeto, anzi di stare in braccio, anzi di vedere da vicino la tenda colorata, i gatti, le scarpe, in una girandola infinita di mi alzo, mi siedo, mi rialzo e facciamo anche una giravolta.
I cartoni, in realtà, sono brevissimi momenti tra una pubblicità e l'altra. E le pubblicità sono devastanti, anche per me che sono una publivora impenitente. Sono gli spot dei giocattoli. Raccapriccianti, sia gli spot, sia i giochi. Passa un unico messaggio: le bambine, giocando, devono imparare a cucinare, rassettare casa, badare a bambole inquietanti, telefonare alle amiche, scegliere abiti e trucco (!!), truccare anche la bambola, improvvisare tea. Povere stelle, non giocano, è un corso di formazione! In compenso i bambini non fanno altro che ammazzare mostri orrendi.
Se c'è qualcosa di trasversale e magari istruttivo, il piccolo testimonial, quello che impara a scrivere, leggere, tutto da solo davanti a una tastierina, è nella maggior parte dei casi maschio.
Come dire che siamo fregate fin da piccole, che i ruoli sono definiti, che così è e così sarà.
Ora non dico di regalare bambole ai maschietti e mostriciattoli alle bimbe, ma ... Ma?
Come si fa? Ci sono giochi che invece di suggerire, insinuare, un ruolo fanno giocare e basta? Tutti insieme, che ci sarà tempo di mettere creme a sederini arrossati e saranno, allora, veri e non di plastica, che a fare la guerra ci pensano già in tanti, che non è vero che le bambine sono tutte rosa e i bambini tutti azzurri. Ci sono giochi così?
Che già sono un po' in ansia, pesando a Cigolino in giro per casa a organizzar guerriglie tra pupazzi vari.
PS. E' ufficiale, dice MAM-MA davvero :)