In tutte queste case in cui rapido c’è qualcuno che si serra dentro per passare una notte al sicuro, immaginate un nodo di una rete invisibile che pulsa dentro e fuori tutti i pensieri che vanno a depositarsi in un archivio più grande dei data center di Google. Ecco, io che potrei essere tuo nonno con un po’ di sforzo ma di sicuro tuo padre già bello avanti con l’età, io l’intelligenza artificiale me la immagino così. Un infinito sistema operativo che riconosce le cose che uno si immagina perché cifrate secondo standard aperti e che vanno ad alimentare una sorta di Content Management System universale a cui anche io che sono vecchio e che alle cinque dell’alba già mi è passata la voglia di stare a letto posso accedere con un qualsiasi motore di ricerca e trovare le informazioni giuste. Ecco perché non ti devi stupire se ti aspetto sotto casa con gli stivali di gomma, la camicia a quadri rossa e senza dentiera. L’hai pensato tutta la notte, l’anziano che esce ogni mattina per una sorta di ricognizione. Ma ti fermo subito: sei fuori strada, cara mia, fa parte del mio percorso quotidiano per sgranchire le ossa. Al massimo posso approfittare di questo potenziale di conoscenza totale per prendere ispirazione dalla tua freschezza e valutare, nel caso ci fossero davvero altre possibilità di ripartire da capo in un secondo o terzo o ennesimo momento, come mi piacerebbe essere da giovane. Posso dirti che cerco qualche aiuto per favorire la casualità degli eventi. Se sono in anticipo o sei tu quella in ritardo mi soffermo a leggere i volantini gettati per terra e inzuppati di questa pioggia che sembra non finire mai, e interpretare i prezzi dei dispositivi a risoluzione così perfetta e adatta a farci vedere come dovrebbero essere le cose. Mi chiedo se i colori degli sfondi delle home e dei desktop di tablet e smartphone esistano davvero in natura o ci sia una componente soprannaturale in certi algoritmi. Ma voglio essere sincero con te. Mi ritengo fortunato di aver conosciuto felicità diverse dalle esperienze sintetiche condotte in stanze ricostruite su linee guida di cataloghi Ikea, ambienti privati in cui viene da passare e guardare e andare oltre mentre bambini saltano sui divani e genitori e figli grandi si sforzano in astrazioni che sempre più sono distanti dalla nostra natura. Io almeno me la sono evitata e sono orgoglioso di aver abboccato al mito dei mobilieri brianzoli, del distretto degli artigiani e di tutto il suo indotto. Avere giovinezze sfasate ma solitudini sincroniche è uno dei mali della società che consente il rimescolamento generazionale, voi dovreste essere altrove a conquistare il mondo e noi vecchi qui, chiusi da qualche parte, a contare i giorni che ci separano dai ricordi che in avanti è meglio non pensarci più.
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