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Post fata resurgo

Da Parolesemplici

Nulla l’aveva attratta del pavillon, lasciato persino di fretta in un frusciare di sete che non le si addiceva.
Marezzati i discorsi, le ciarle infinite, marezzati i singhiozzi del vento tra i tendaggi amaranto e pure ( così le era sembrato) le gambe del cembalo roccocò.  Mon dieu che orrore ! avrebbe detto zia Janet che amava tanto la lingua di Albione, ma  si ostinava ad infarcire le sue uscite con locuzioni francesi .
Un susseguirsi di quadri da “post fata resurgo” che avrebbe sfiancato pure il suo cavallo se lo avesse mai usato; la rumba meglio del tango? Ma vogliamo scherzare- aveva risposto secca all’invitato a metà tra Federico da Montefeltro ( un naso da choc! My God ) e frate Indovino prima ristampa, annata 1947.
Nulla di peggio, nulla da dire, nulla di peggio di quella comitiva raffazzonata, invitata al pavillon  in quella primavera tardiva.

Gran brutta copia del Cafè Society o del club dalle candide chiome del National  Geographic formato provincia, innaffiato da un Falerno che non avrebbe invidiato mai. Lo aveva giurato, scappando ( aveva rischiato persino di perdere la scarpa da garden party!)
Seccata, si era afflosciata ( sì, afflosciata era decisamente la parola giusta) dopo aver sentito solo la prima nota del “Tenebrae Responsories For Maundy Thursday”, composto da un Gesualdo da Venosa che pure amava alla follia. Troppo fertile per i suoi gusti, era pur vero, lo confessava a mezza bocca, ma quanto seduttivo a distanza di secoli ; forse perchè le sua mani s’erano macchiate di sangue? I suoi madrigali stavano alla musica dell’ epoca come “Guernica ” di Picasso agli Impressionisti.

Si stese Guendalina, si stese sulla sua chaise longue preferita: ascoltare un madrigale del Principe dei musici, ecco la panacea per smaltire quell’incontro.

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immagine dal blog di adequategirl.xanga.com


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