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Post it: 25 novembre, sciopero delle donne

Creato il 24 luglio 2013 da Barbaragiorgi @gattabarbara

Circola da tempo nel web un APPELLO lanciato da tre donne in gamba: Barbara Romagnoli e Adriana Terzo (giornaliste freelance) e Tiziana Dal Pra (presidente associazione interculturale Trama di Terre).
Queste tre donne propongono a noi tutte un bello SCIOPERO NAZIONALE per protestare contro uno Stato che dorme o comunque non agisce in modo incisivo di fronte alla grave piaga del FEMMINICIDIO.

Per aderire allo SCIOPERO DELLE DONNE, che si terrà il 25 novembre si può scrivere a: [email protected] indicando nome, cognome e città di provenienza.

Ha aderito anche la CGIL e questa è certamente una buona notizia.

Di seguito, riporto quanto scritto e diffuso dalle tre promotrici dell’iniziativa. Leggete e riflettete, care donne. Impariamo da LISISTRATA: lei con uno sciopero qualcosa ha combinato.

Car@, amic@

ad un mese dal nostro appello, lanciato il 14 giugno scorso, oggi
possiamo contare su quasi mille adesioni. E questo solo grazie a te e
a tutte quelle donne – ma anche parecchi uomini – che, come noi, hanno
creduto e credono nella possibilità di fare qualcosa per smuovere la
coscienza di questo paese. Le mail che arrivano, tutti i giorni, ci
dicono che non si tratta più solo di una chimera ma anzi ci raccontano
di centinaia di persone che vogliono condividere con noi questa
piccola-grande utopia.

Abbiamo raccolto tutte le idee e i suggerimenti che ci avete inviato,
grazie a tutte voi ora abbiamo la data su quando promuovere la nostra
azione: il 25 novembre, proclamata dall’Onu giornata internazionale
contro la violenza sulle donne, e ormai riconosciuta da tutte le
organizzazioni sociali e politiche nel mondo. Una data storica,
scelta dal movimento internazionale delle donne latino-americane nel
1981 a Bogotà in onore delle tre sorelle Mirabal, attiviste della
Repubblica Dominicana, assassinate il 25 novembre 1961 perché si
opponevano al regime dittatoriale del loro paese. Una memoria che non
può non ricordarci quanto la politica – sul corpo, sul lavoro, sulla
vita delle donne – sia così importante.

Per quanto riguarda le modalità, lo sciopero si articolerà su tre
azioni congiunte e/o separate (l’una non esclude le altre).

1. Lenzuola e/o pezzi di stoffa rossi esposti dai balconi e/o
dalle finestre
2. 15 minuti di silenzio, in piedi, interrompendo qualunque
attività di lavoro si stia svolgendo
3. Manifestazioni territoriali di piazza organizzate localmente
(con eventuale corteo)

L’idea è quella di stare dentro il 25 novembre – che quest’anno cadrà
di lunedì – ma in un modo completamente diverso dal solito. Diciamo in
un modo più “militante”, attivo e visibile come “scioperanti”: primo,
per non far cadere l’attenzione sul femminicidio (ormai diventato
trafiletto da ultima pagina nei quotidiani); secondo, per allontanare
da noi l’immagine di vittimismo che il tema, purtroppo, sottintende.
Non a caso abbiamo scelto la parola “sciopero”, e cioè una forma di
protesta altamente sociale e politica di autotutela con l’obiettivo di
esercitare pressioni sulla “controparte”. Insomma, noi riteniamo che
le donne non debbano più essere uccise, maltrattate, offese perché
libere e padrone della loro vita, né in Italia né altrove, e che
occorrano azioni forti e congiunte come questo “sciopero” che parla
non solo di violenza sulle donne, non solo delle nostre sempre più
precarie condizioni di lavoro, ma pone il legame tra le due cose.

Ci riusciremo? Noi confidiamo di sì ma solo se tutte/i ci adopereremo
per raggiungere il nostro ambizioso obiettivo che non vorremmo si
fermasse qui. Per essere più chiare, lo “sciopero” rappresenta per noi
solo l’inizio di un’azione non occasionale ma duratura nel tempo, a
vari livelli.

A livello Politico, per liberarci anche di vent’anni di danni da
berlusconismo sessista (e relativi consensi), grazie ad un
indottrinamento mediatico che ha contribuito ad una visione della
donna-merce, “piacevole ornamento” o semplice “complemento” delle
fatiche maschili; Economico, per rimettere al centro le lavoratrici
come motore della stragrande maggioranza delle attività produttive di
questo paese; Sociale, perché venga riconosciuta l’importanza del
ruolo che la donna svolge nell’immenso lavoro di educazione, di
assistenza, di cura; Culturale, perché i diritti delle persone non
siano un optional e per consegnare un mondo più rispettoso delle donne
– e dunque più giusto – alle nuove generazioni.

Grazie, Adriana , Barbara e Tiziana

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CONTATTI  AL 24  LUGLIO 2013:     13977



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