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Creato il 25 agosto 2015 da Pedroelrey

Una sele­zione ragio­nata delle noti­zie di oggi su media, gior­na­li­smi e comu­ni­ca­zione da non perdere.

  • Mobile Immo­bile — I let­tori dei quo­ti­diani online da mobile, ed in par­ti­co­lare da smart­phone, cre­scono a vista d’occhio. Così non è invece per gli inve­sti­menti pub­bli­ci­tari, e gli edi­tori ini­ziano a fare i conti con il “mobile gap”. Non si tratta di un pro­blema del gaz­zet­tino di Pol­lena Troc­chia, con rispetto par­lando, ma di testate del cali­bro del New York Times e/o del The Wall Street Jour­nal. La dimo­stra­zione che la tanto citata chart di Mary Mee­ker, sulla dif­fe­renza tra tempo speso ed inve­sti­menti pub­bli­ci­tari, ripro­po­sta anno dopo anno come evi­denza dei trend, è come la coraz­zata Potëmkin.
  • Sel­fie Pay — Che fos­simo nell’epoca dei sel­fie ormai lo dicono per­sino al TG1 ogni due per tre. Adesso però Master­Card sta spe­ri­men­tando un metodo di paga­mento gra­zie agli auto-scatti. L’idea di per se stessa avrebbe senso, è sulle con­se­guenze che mi tre­mano le ginocchia…
  • Page Mes­sa­ging — Face­book, a meno di un mese dell’introduzione di que­sta nuova opzione, ha rila­sciato una guida per il buon uso dei mes­saggi da parte degli ammi­ni­stra­tori delle pagine azien­dali. Adesso non avete più scuse per non rispon­dere alle per­sone se non l’ignavia.
  • Veni, Vidi, Video — Grande movi­mento da parte dei media per il video adver­ti­sing, seg­mento, come noto, in grande espan­sione che sti­mola gli appe­titi di tele­vi­sioni, gior­nali online e molti altri, a colpi di acqui­si­zioni da cen­ti­naia di milioni di euro, men­tre gli inve­sti­menti su You­Tube cre­scono del 40% anno su anno. Lo rac­conta con tutti i det­ta­gli del caso il Finan­cial Times.
  • Con­tro­di­pen­denza - La rea­zione di con­tro­di­pen­denza nelle rela­zioni affet­tive ed inter­per­so­nali è una moda­lità per man­te­nere una “distanza di sicu­rezza” in quelle rela­zione sen­tite come molto intime e che atti­vano aspetti di dipen­denza vis­suti come minac­cia. È stato il caso in  pas­sato di “blog­ger” vs gior­na­li­sti o di molti “haters” sui social da tempo . Adesso sem­bra essere la volta dei giganti di Inter­net, o OTT, che dir si voglia come spiega egre­gia­mente, come d’abitudine, Fré­dé­ric Fil­loux nel suo arti­colo “Why Europe Hates US Inter­net Giants In Six Charts”
  • Iper­te­sto — Il 24 Ago­sto 1965 Ted Nel­son usò per la prima volta il ter­mine iper­te­sto, da lui coniato, in una pre­sen­ta­zione alla Asso­cia­tion for Com­pu­ting Machi­nery. Sono pas­sati 50 anni da allora e la stra­grande mag­gio­ranza delle testate online del nostro Paese con­ti­nua a non usarlo con­vinti che i link por­tino via i visi­ta­tori. Sigh!
  • Psi­co­lo­gia dei “Like” — Se il valore delle azioni sui social deve essere valu­tata in base al time spen­ding come metro di valu­ta­zione dell’engagement delle per­sone, i like sono l’azione più mec­ca­nica, meno impe­gna­tiva e coin­vol­gente. Le cin­que moti­va­zioni che por­tano le per­sone a met­tere un like, un mi piace, su Face­book val­gono comun­que il tempo di lettura.

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