Chi guarda avanti sopporta senza difficoltà l'effimero, la distrazione occasionale, gli occhi trasognati volti altrove, forse perché l'effimero è in sé compiuto, definitivo. È il provvisorio che uccide, l'incertezza, l'inciampo e l'impotenza di uno sguardo "appeso", quella distanza a tempo indeterminato, quel vivere alla giornata che non s'interroga sul domani.
L'effimero è un tuffo, il provvisorio un'apnea.