di Chiara Daino
«Post-porno», è bene specificarlo, non è l’ennesima definizione dell’ennesimo movimento poetico in cerca di riconoscimento [anche perché, everybody knows, trattare del «sesso dei poeti» è come discettare del «sesso degli angeli» o del «sesso degli informatici»… E garantiamoci altri nemici e altri insulti per principiare degnamente l’anno nuovo].
(da eventiesagre.it)
«Post-porno» vuole essere una riflessione – seria ma non seriosa – circa quel grave ganglio godurioso che accorpa tante variabili quante le cifre decimali del Pi greco, e Dama non intende occuparsi della «frittura diaria» che affumica e affabula, affascinando schiere secolari di dottori e pazienti, intellettuali e liberi pensatori, maniaci e opinionisti [che mestiere sia l’opinionista mi è chiaro quanto mi è chiara la funzione del Kernel]: distinzioni tra erotismo e pornografia; Eros/Pathos/Agape; Freud sì o Freud no; Maschilisti versus Femministe; 50 sbrodate di nulla per ingolosire illetterati umanotteri pigri dalla finta e presunta anima virginalingenua, spernacchiando pruriti da «Lust for Dummies» con buona pace del Marchese de Sade; …
Chiedo venia – mea culpa che reitero in ogni ambito – ma sono una vecchia Metallara e la «copula» è. Molto semplice: «Wanna fuck or wanna fight?», aut aut. Amen.
Tuttavia: grazie ad una delle mie troppe boutades, eccomi qui a scrivere un «post-porno per PostPopuli» e, al di là dell’amato tautogramma, non è impresa semplice! Sulle prime, per non massacrare ulteriormente i miei ex amorazzi, decisi rivolgermi al Sommo Bene e alla sua concezione di Osceno, ma sarebbe diventato un post su Carmelo… Optai, quindi, per un sapido discorso con Nadia Agustoni vertente il BDSM rapportato al sadismo sociale: «Chiara, non siamo sempre e tutti *in maschera*? Non siamo già *legati* e *frustati* e *calpestati* abbastanza?» – ma, anche in questo caso, avrei dovuto riesumare eventi passati e privati, sminuendo antichissime pratiche e congedandole con una brutalità tutta mia, del tipo «mi sentivo un salame Beretta! Sarò pragmatica e poco poetica, ma se proprio avessi voluto essere insaccata – mi sarei data al free climbing o alla speleologia!».
M’ancorai, delinquente, ad una frase rubata a Gianni Marchetti: «quanto è sottile il confine tra l’eroico il poetico, il ridicolo e l’erotico?» ¬¬– eppure… La prima stesura dell’articolo [non chiedetemi il perché di certi processi sinaptici] risultò essere apoteosi delle prestazioni di Lemmy Kilmister e non credo la Redazione ne sarebbe stata entusiasta…
Giulio Viano, nell’ascoltar mie molte perplessità, mi suggerì elaborare un «PornoLombroso» – ché se occhio scientifico dev’essere, occhio scientifico sia, ipse dixit! – e catalogare i soggetti misurandone non il cranio, bensì altri apparati… Risi, crocuta crocuta, ma la mia pessima reputazione prevede tutto, tranne statistiche e comparazioni di dati a livello matematico…
Disperata, m’ancorai all’etimologia e «porno» deriva dal greco “pernemi”: “io mi vendo”. E, al di là della hit di Renato Zero, che cosa implica, mio geniale Lettore? Che ogni Artista sia porno! Ogni Artista è porno! Cambia solo il «corpo» che ti vende. Sia corpo cartaceo, sia corpo sottile, sia corpo granitico, sia corpo musicale, sia… : siamo le tue meretrici, matrici di un piacere che, nel prima o nel poi, cercherai.
E, per ironia di quel burlone del Karma, tra gli input più eccitanti ricevuti, troneggia il messaggio di chi odiò/odia/odierà la mia vita consacrata allo scritto: «stacco dal lavoro e arrivo, bellezza. Una birra gelata e un corpo caldo». Semplice, istintivo, godibile e godereccio.
Per questo, mio geniale Lettore, non ti scriverò di quanto siano ridicoli i dementi mammiferi bipedi che ti dedicano poesie o canzoni solo per sedurti e godere delle tue carni [ancor più ridicoli se attuano questa tecnica con chi vive di Parola o di Spartito]; non t’ammorberò con una disanima volta a comparare le migliori espressioni di Letteratura erotica; non ti sollazzerò con piccanti e dettagliati resoconti delle mie perfomance amatorie; non mi lamenterò della scarsa qualità in troppa quantità per renderti complice e partecipe; io non.
Non farò altro che tradirti. Non farò altro che tradurti – e condurti e sedurti, rimando la frattura delle nostre vite e l’ebbrezza dei nostri corpi, amalgama d’anime affini. E quale brano dedicarti? So che ti aspetti «proprio quello», quello che amo e che abito, quello famoso, quello tra i più noti di Blackie Lawless and company…
Pur sono così porno da spiazzarti; sono così porno che questo articolo non lo vendo; sono così porno che quest’articolo te lo regalo e lo regalo, in primis, come augurio a tutti quelli che s’inebriano anche quando non brindano, a tutti i pesci di nome Wanda, alla voluttà della Parola che è il più piacevole sesso orale [ma ATTENZIONE! EVITA la parola che piritera l’antierotica inquisizione genitale: che cosa ti piace? Che cosa vuoi che ti faccia? A che ora preferisci? Come devo mettermi? Ti rantolo qualcosa? Mi carico di silenzio? … Non devi vendermi un folletto e non ho voglia compilare un questionario. Impégnati e stupiscimi, altrimenti preferisco suggere Tanduay leggendo Zanzotto: e l’orgasmo m’assicuro].
Per questo brindo alla sessualità soggettiva e al rilascio di dopamina, «all’essere un NOI per una volta. E non un LORO»! E dopo ti gorgheggio, por ejemplo, quell’especialista di Aldo: «“Ehi, laggiù, c’è qualcuno che non vive per procura di sangue altrui? Che viva di sangue suo? Vieni fuori, sono qui, siamo in due!” e poi finalmente sono arrivati entrambi con una birra in mano…».
E a questo punto? A questo punto versami *ettolitri di endecasillabi* ché con i Nobraino mi rivesto dopo lo spoglio che ormai non mi spoglio più: denudo il prossimo evitando si disturbi a mentirmi per intortarmi. In tutto questo praticare le carni abitando luoghi comuni, non è l’agitare meccanico di lombi a renderci completi, ma renderci conto che l’unica soluzione è trovare un «fardello compatibile» con il nostro. Per questo: ai complessati ho sempre preferito i complessi. Possibilmente Metal. Ad ognuno i suoi tempi, ad ognuno i suoi ritmi. E chi dirige l’orchestra dell’umano per metà angelo e per metà animale? Victor Eremita sacrificò (la) Regina. E Dama? Bicella lontano un’altra pedina ché è sazia e affamata: primordiale ricerca che non conosce stasi, ma pretende estasi, con dedica a chi le disse e le dimostrò: io ti desidererò sempre.
(da fanpop.com)
E alla salute del desiderio si deve sempre innalzare il calice, colmo del farmaco che è vox media di ogni rapporto, veleno e antidoto – composto di Giacosa, Illica, Murger e Larson, in alambicco di Dama che canta dall’esofago: e come vivo? Vivo. Simposio del simile mio. E celebro, puoi scommetterci il lobo caudato – celebro questo mio svago. Col mostro e con l’angelo, col selvaggio e col dotto, curioso di tutto e godo del letto e dello scritto, del pretesto e dell’imprevisto. All’oblio che non smemoro brindo al coito e alla copula. Al senso doppio e a tutto quel che è multiplo! Brindo brindisi barbari: per sogni, per chimere e per castelli in aria l’anima ho milionaria, ho l’anima nottambula perché notturna è la vita di chi celebra la vena e l’arteria. E si brinda al carisma, alla frase contorta, all’ultima ferita – si sparge sale, limone e tequila! E brinda con me, brindiamo insieme all’odiare la convenzione, lo stereotipo e la rassegnazione! Brindiamo a chi scopa e a chi fa l’ammmore, a chi dorme e all’insonne, all’incedere borchiati davanti a tutti gli spaventapasseri impagliati; un colpo per l’assoluto, uno per il diverso, uno per il villaggio della voce. Un giro offerto ber brindare contro: ogni furfante addetto alla repressione. Noi brindiamo ai giorni d’ispirazione e alle notti senza catene da sbattere in faccia agli incravattati; brindiamo al bisogno di comunicare; alla fierezza dell’impazzire, alla vita senza pensione – noi brindiamo ad ogni tensione e ad ogni pulsione:
cameriere!
Un bicchiere!
Presto, olà!
Ratafià!
Il tuo cuore martella!
Per chi favella!
Un’altra brocca per le nostre trachee!
Cameriere!
Vino e birre!
Dai pub dal cabaret
trallerallè…
Eva e Noè!
Viva la vie bohème!
Per me e per mia sorella, per me e per mio fratello: giù il cappello! E un girotondo di grolla e poi grappa, una buona partitura e un verso buono che ti ha stordito! Brindiamo al generoso e al fabbro deciso, a Zerocalcare e a Doré! Dobbiamo brindare a Ginsberg, a Dylan, a Cunningham e a Cage; a Blake e a Gertrude Stein! Ad Antonioni, Bertolucci e a PostPopuli: si meriteranno un brindisi, miei geniali lettori? Moderati e responsabili, si strologa e si stragoda, alla goccia – ma chi ha cotenna savia brinda quando non guida e se regge brinda a Kurosawa, alla misura da calendarii calibrata; brindiamo ai Carmina Burana! All’entropia, all’empatia, ai Sex Pistols, ai Pantera e ai Metallica! Un rum d’annata per l’homo sapiens, per l’homo trans, per l’homo Parpignol! Per il Grand Guignol! Per Pablo, per Virginia, per Tolkien, per Sondheim, per la nostra Weltanschauung! Per Murnau! Amico! Brindiamo al Tabù! Amico! Brindiamo alla Tribù! Brindiamo – un calice in più! – all’arcobaleno valicato da Dorothy e Toto; brindiamo all’Urlo:
«and mucho, c’mon,
masturbation!».
Brindiamo al comunque ci chiamino!
…They call me, yeah They call me, sì, mi chiamano.
Mimì!
«Or che mi conoscete,
parlate voi».