Il tempo è bello, fa caldo, ma soprattutto c'è più luce, una luce che ti costringe agli occhiali da sole, mentre in Belgio anche se il sole splende non è mai abbastanza da risultare accecante.
Le persone sono curatissime (siamo a Milano, neh) nell'abbigliamento e negli accessori, il che ha immediatamente l'effetto di farmi sentire vestiariamente inadeguata.
Indubbiamente si mangia meglio. Ça va sans dire. La piadina, cavoli, la piadina! Mai trovata una piadina fuori dall'Italia.
Non ero più abituata a sorrisi, cortesia e battute dall'edicolante, o al bar. O alla gente che ti parla in metropolitana, per commentare qualcosa.
Non ero più abituata ai ragazzi che ti guardano.
I quotidiani panino, che per leggerli tutti ci vuole mezza giornata. E io ce l'ho, mezza giornata, e vado al parco di Porta Venezia a leggere Repubblica.
Le dimensioni della città. A Bruxelles giro quasi solo a piedi e se prendo i mezzi è solo per pigrizia. Qui occorre la macchina per farsi strada nel labirinto di tangenziali, o tra un appuntamento e l'altro che sono sempre troppo lontani tra loro.
Non mi dilungherò sulla situazione lavorativa e su alcuni pietosi quanto prevedibili episodi. Non mi dilungherò sulle condizioni funamboliche a cui i miei coetanei sono costretti per sbarcare il lunario, e siccome non lo sbarcano stanno accampati in condivisione a vita, o nell'appartamento dei genitori (i più fortunati).
Però.
Sarà che ho preso un colpo di sole, oggi.