La nuova fase cosiddetta postfordista a connotati finanziari porta al predominio di un ciclo fortemente speculativo, in cui il denaro investito si accresce senza passare attraverso alcun intermediario produttivo; in pratica non c’è trasformazione del capitale in mezzi di produzione, in produzione effettiva, prevalendo sempre più l’investimento finanziario rispetto a quello produttivo di gestione caratteristica, realizzando contesti di “bolla finanziaria” speculativa.
Localmente la finanziarizzazione si unisce ad un aggravio enorme della disuguaglianza nella distribuzione interna del reddito e della ricchezza realizzata, la quale si indirizza sempre meno al fattore lavoro (sotto forma di salario diretto, differito e indiretto), spostandosi verso il fattore capitale in forme di surplus finanziario, cioè come elemento predominante di remunerazione in forma di puro profitto finanziario. Conseguenza di questo fenomeno è il rischio di un arretramento delle democrazie in Occidente, una desocializzazione, una degenerazione della politica e un’omologazione alle logiche del profitto di tutto il sociale.
Luciano Vasapollo – “Trattato di economia applicata. Analisi critica della mondializzazione capitalista”, Jaca Book, 2006