A proposito del disincanto dei cinici e del mio rifiuto per tutto ciò che è stucchevole e/o rende stucchevole qualche altra azione, voglio approfittare del fatto che la maggioranza della popolazione è in vacanza e più o meno lontana da internet, per lanciare il mio anatema contro 3 fra quelli che considero i maggiori maestri dello stucco.
Ligabue, Vasco Rossi, Fabio Volo.
Il lettore attento si sarà già ribaltato sulla sedia, con un'emiparesi facciale, di fronte a quella che è in realtà solo un'apparente dimenticanza. Federico Moccia non è un maestro dello stucco. E' lo stucco stesso, è l'incarnazione ostica e ostile, svetta, anche lui come Feltri, per migliaia di metri sopra le teste di noi comuni mortali cinici.
I 3 maestri che qui cito puntano, per vie diverse, a raggiungere quella mistica sensazione di grattare la volta celeste con la punta del dito, tanta è l'altezza raggiunta da Moccia, ma dovranno rassegnarsi al triste fatto che tale privilegio è riservato solo al profondo conoscitore dell'adolescenza moderna, che prima o poi, me lo sento, verrà insignito della laura honoris causa in psicologia dello sviluppo.
Ma da tale rassegnazione, i 3 cavalieri dell'apocalisse dello stucco traggono sufficiente forza per pubblicare libri, scrivere canzoni, girare film di rara spocchia. E' la rara spocchia, infatti, che come un filo rosso pervade ciascuna delle loro creazioni.
Rara spocchia con cui io niente ho a che fare, intendiamoci